Si tratta di rapporti consenzienti e sicuramente ritenuti innocui dai diretti e dalle dirette protagoniste. Ma si può parlare tranquillamente di un fenomeno in espansione di baby prostituzione, riferendosi ai dati che riguardano ragazzi addirittura dagli 11 ai 19 anni che hanno avuto rapporti sessuali in cambio di un qualsivoglia compenso, si tratti di una ricarica telefonica, un vestito all’ultima moda o un aiuto scolastico.

I dati diffusi dall’allarmante dossier seguono l’indagine compiuta dal portale Skuola.net, dopo una serie di interviste che hanno coinvolto 14.000 studenti di scuole medie e superiori.
La realtà dice che quasi due studenti su 10 hanno pagato incontri sessuali con compagne e compagni, mentre l’8% degli intervistati è a conoscenza di coetanei che vendono il proprio corpo.

Nel 33% dei casi riscontrati la ricompensa puo’ essere semplicemente un aiuto scolastico: ripetizioni o compiti passati sotto il banco.
Nel 19% dei casi, secondo l’indagine, ci si vende per soldi. Mentre nel 14% si punta ad una semplice ricarica telefonica.
Per questa evidente trasformazione del corpo in merce, l’indice è puntato verso il contesto culturale in cui si muovono i ragazzi.

Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net ha provato ad inquadrare il fenomeno:

“Il contesto culturale in cui sono immersi i ragazzi, fatto di immagini iper-sessualizzate postate sui social alla ricerca dei like, unito a un crescente consumo di contenuti pornografici resi accessibili dalla rete contribuisce ad una netta separazione fra la dimensione affettiva e quella sessuale – ha spiegato Grassucci al Fatto Quotidiano – “Così – aggiunge -”diventa normale o almeno accettabile disporre del proprio corpo a scopi commerciali o utilitaristici. Purtroppo l’educazione sessuale resta un tabù, sia in famiglia che a scuola. Determinante è allora il ruolo dell Rete : in assenza di altri punti di riferimento per 2 ragazzi su 3 è internet infatti la fonte principale di informazione”.

Nascono così fenomeni di baby prostituzione nei quali ciò che emerge è che i ragazzi coinvolti, quasi sempre, non vedono nulla di strano in quello che fanno.