28/04/2018

Territorio

“Vergogna! Trattati come bestie!” L’Odissea di un passeggero sulla Torino-Savona – IL RACCONTO

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La testimonianza è di un 35enne torinese che ieri sera ha avuto la sciagurata idea di partire dalla stazione di Torino Porta Nuova per trascorrere il lungo ponte del 1° Maggio nella cittadina ligure di Bordighera.

A mezzogiorno di ieri il deragliamento di un treno, che ha urtato la gru di un’azienda privata impegnata in alcuni lavori, ha causato numerosi disagi sulla linea Torino-Savona. Disagi che continueranno anche nel corso delle prossime ore.

Ma torniamo al passeggero torinese, che entra in stazione intorno alle ore 18 per prendere un panino e salire comodamente alle 18,25 sul treno per Savona.
Passa il tempo e il treno non arriva: alle 18,28 non c’è traccia del convoglio, non è segnalato sui tabelloni, né si è sentita alcuna comunicazione su un eventuale ritardo.
Pochi minuti più tardi, alle 18,33, il tabellone principale della stazione dà la sua sentenza definitiva: il treno è stato cancellato.

A quel punto il viaggiatore torinese, non sapendo che pesci pigliare e avendo una coincidenza a Savona già programmata, si rivolge insieme ad una nutrita compagnia di passeggeri alla biglietteria.
Nella sala di Porta Nuova si crea così un capannello animato: le domande fioccano senza risposta, finché un paio di rappresentanti di Trenitalia indicano finalmente la via da percorrere per coloro che devono raggiungere la Liguria: “C’è un treno in partenza fra poco, alle 18,55 per Fossano” – dicono. “Poi un pullman sostitutivo vi condurrà a Mondovì e da lì prenderete il treno per Savona”.
Il torinese, come gli altri passeggeri, trova le indicazioni convincenti e sale sul regionale per Fossano delle 18,55, che alla partenza si presenta stipato all’inverosimile, come probabilmente mai era accaduto nella sua storia.
Non ci sono più posti a sedere, ma pazienza. Si parte per Fossano. Ed è l’inizio dell’epopea.

Arriviamo dopo 40 minuti a Fossano – è il racconto del 35enne – “E saliamo sull’autobus che ci porta a Mondovì. Qui aspettiamo 45 minuti in stazione e i primi nervosismi iniziano a farsi sentire. Finalmente alle 21,30 un treno locale parte ma non si ferma a Savona come pensavamo tutti, bensì a San Giuseppe di Cairo: scendiamo quindi nella stazione di un ridente paesino dove tutto è chiuso. Non c’è un bar aperto, non c’è una sala d’aspetto neanche in una situazione d’emergenza come questa, in cui decine di persone, anche anziani e bambini, sono stati sballottati fra treno e pullman con i bagagli. Ci siamo sentiti trattati a metà fra bestie e pacchi postali.

Alle ore 22 nell’oscurità di San Giuseppe, il tabellone dice che arriverà un treno alle 22,59 per Savona. Intanto in questa piccola stazione dell’entroterra savonese c’è il deserto. Almeno un giovane fra i presenti tira fuori una chitarra e inizia a suonare e a cantare. E in quel momento sembrava di essere sul Titanic, mancavano solo i violinisti”.

Il chitarrista però è trascinante: “Anche altre persone iniziano a cantare, Vasco è l’autore più gettonato, c’è chi canta e c’è chi stona. Ma almeno si distendono gli animi”.

Si fanno intanto le 23 ma il treno previsto ancora non si vede. La gente, alle 23,10, teme il peggio. Poco dopo un annuncio dell’altoparlante comunica finalmente che il treno per Savona è in arrivo in stazione.  Ed è l’apoteosi.
I passeggeri lanciano un grido di giubilo, paragonabile a quello per un gol dell’Italia contro la Germania ai Mondiali del 2006.

Ripartiamo dunque da San Giuseppe – spiega il viaggiatore – “un paese a cui a quel punto ci eravamo quasi affezionati. Forse ci mancherà il suo buio e la sua umidità. Ma il treno fortunatamente si avvia e ci conduce a Savona”.

A mezzanotte l’agognato cambio: passa il treno Milano-Albenga che per la situazione straordinaria allunga la tratta fino a Ventimiglia.
L’arrivo a Bordighera per il protagonista del racconto è alle 2, 8 ore dopo aver messo piede nella stazione di Torino Porta Nuova.
Insomma un autobus e 4 cambi per arrivare a notte fonda– conclude il torinese. “E soprattutto nessuno che a Porta Nuova ci abbia comunicato o avvisato che il viaggio sarebbe stato più agevole e decisamente più veloce passando da Genova. L’informazione era inesistente anche durante tutto il percorso, la gente incrociava le dita fra un mezzo di trasporto e l’altro. Oppure si faceva il segno della croce tra una tappa e l’altra augurandosi di ripartire. Che dire? E’ stata una vera vergogna”.

Franco Quaini

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