14/04/2018
Cronaca
La banda di maghrebini scatenò il panico – “Esiti infausti per la mancanza di misure di sicurezza”
L’arresto dei giovani maghrebini (tutti sotto i vent’anni) ha segnato la svolta nelle indagini sui tragici fatti di piazza San Carlo del 3 giugno scorso.
La banda di rapinatori agiva sempre allo stesso modo, utilizzando come arma uno spray al peperoncino per derubare le vittime.
Le immagini di una telecamera di videosorveglianza di via Lagrange ha fornito alcuni elementi chiave per risalire alla banda: mentre il panico invadeva la piazza e le persone correvano all’impazzata, i giovani rapinatori fuggivano con aria spavalda dopo aver conquistato il bottino della sera. Non potevano sapere che la loro azione avrebbe causato da lì a poco un disastro, provocando un morto e più di 1500 feriti tra la folla.
Le indagini.
Gli agenti del commissariato Barriera Nizza stavano indagando su una rapina compiuta nel negozio Mediaworld. Nel corso delle operazioni hanno perquisito la casa di alcuni sospettati, trovando lo spray al peperoncino e sequestrando un telefonino sul quale hanno trovato una conversazione Whatsapp che si riferiva ad una collana d’oro rubata la sera del 3 giugno.
I giovani sono stati messi sotto controllo per alcune settimane, le loro conversazioni telefoniche intercettate. Nel corso di un dialogo telefonico ascoltato dalla Polizia sono emersi particolari relativi ai fatti di piazza San Carlo che gli ha visti coinvolti in prima persona e che ha dato la svolta alle indagini. I componenti della banda sono sette, tutti di origine maghrebine, e tutti arrestati.
Ma sui fatti di piazza San Carlo la Procura di Torino ha voluto sottolineare anche la mancanza di misure di sicurezza adeguate, che hanno causato il disastro del 3 giugno:
“Se gli addetti alla sicurezza per la serata del 3 giugno 2017 in piazza San Carlo avessero approntato e predisposto misure idonee a salvaguardare l’ordinato svolgimento dell’evento, la condotta delittuosa della banda di rapinatori non avrebbe comportato l’esito infausto” – è ciò che si legge nel decreto di fermo di uno dei sospettati.
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