01/10/2018

Sport

“Marotta trattato come una colf” – L’accusa al club bianconero

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“Queste sono state le pagine più belle della mia vita, indimenticabili. Il ricordo più bello di questi anni in bianconero? Il primo scudetto con Conte in panchina, perché eravamo tutti giovani, neofiti. E’ stata una emozione fortissima perché imprevista” – così Beppe Marotta, nell’intervista al programma 90° minuto ha parlato della sua esperienza in bianconero. Esperienza che ormai volge al termine.
Beppe Marotta ha annunciato le sue dimissioni dal ruolo di amministratore delegato, una scelta che ha solo anticipato di qualche settimana quella che avrebbe preso la Juventus, in ottica di rinnovamento.

L’addio di Marotta non dovrebbe tuttavia includere anche quello del dirigente Fabio Paratici. Così ha spiegato il presidente Andrea Agnelli su questo argomento:

Escludo totalmente che Fabio Paratici sia in uscita dalla Juventus nei prossimi mesi. Il modello di gestione della Juve rimane sostanzialmente inalterato, è il medesimo dal mio arrivo a oggi: poggia su tre pilastri, sport, ricavi e servizi, cambia la leadership di questi pilastri – ha detto Agnelli, ripreso dall’Ansa, aggiungendo – “Ci sarà un nuovo ad? L’attribuzione deleghe spetta al Consiglio d’amministrazione, il 25 ottobre dopo che sarà eletto dall’assemblea. Vi posso anticipare che Giorgio Ricci sarà responsabile dei ricavi, Paratici responsabile dell’area sport e Marco Re responsabile dell’area servizi”.

Ma intanto l’uscita di Beppe Marotta uno dei protagonisti principali di un ciclo da record di vittorie per la Juventus, ciclo che l’ha resa dominatrice indiscussa del campionato italiano e posizionata ai vertici del calcio mondiale, ha suscitato diverse polemiche.
Fra tutti, Maurizio Crosetti, nota firma di Repubblica e sempre molto vicine alle vicende juventine, ha fatto un intervento piuttosto acceso:

“Marotta – ha scritto Crosetti – è stato scaricato da Andrea Agnelli senza preavviso, come una colf. Si vede che il presidente pensa di poter fare da solo, o comunque fare a meno di un grande dirigente diventato all’improvviso vecchio, inadeguato o piuttosto non in sintonia.

Ci sta, un presidente ha questo potere. Eppure – aggiunge il giornalista – “c’è come una nota stonata in sottofondo, qualcosa di non spiegato e forse inspiegabile se si manda via così l’architetto di una delle Juventus più grandi di sempre. Però a Torino succede. Quando scade il tempo addio a Del Piero, a Buffon, a Marotta. Fino alla fine, finisce così“.

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