Non c’è stata alcuna colluttazione, né un contatto fisico che ha preceduto l’omicidio fra Stefano De Leo e il suo assassino che, secondo le analisi effettuate dal medico legale Roberto Testi sul corpo della vittima,  ha colpito in un attimo: un fendente dall’alto verso i basso che non ha lasciato scampo al ragazzo, che quindi non ha avuto minimamente il tempo di difendersi.
E’ questo un nuovo dato sull’omicidio Stefano Leo in lungo Po Machiavelli. Chi lo ha sgozzato e poi è fuggito è andato a colpo sicuro, gettatosi alle spalle del ragazzo per uccidere.

Restano ancora dubbi sul movente che ha portato all’atroce delitto, si stanno ora ricercando le eventuali tracce di Dna, lasciate dall’assassino sui vestiti della vittima. Oppure tracce di stoffa o di indumenti, se il contatto fra i due fosse stato anche minimo.

A quanto emerge continuano le difficoltà nell’avvicinarsi al riconoscimento del volto del killer attraverso le telecamere presenti sul posto: immagini controluce e per nulla chiare. Ma sono decine le ore di registrazione acquisite su cui continua un lavoro meticoloso da parte degli investigatori.
Un’ altra parte dell’indagine riguarda l’analisi delle celle telefoniche, con le mille difficoltà del caso: l’omicidio è avvenuto in via Napione, all’angolo con corso San Maurizio, dove il passaggio è intenso considerando tutti i possibili elementi presenti: automobilisti, passanti e residenti.

Cercare una traccia del killer in questo contesto può sembrare come trovare un ago in un pagliaio, ma le indagini proseguono, mettendo insieme tutti i dati. La caccia all’uomo continua, con la speranza di tutti i torinesi che si concluda al più presto.