Centinaia di lettere nel quartiere per risolvere il giallo del ragazzo sgozzato ai Murazzi – “Vi prego di darci un aiuto”
“Non si può accettare passivamente che cose come questa accadano nelle nostre città. L’assassino si è comportato in modo calcolato, premeditato e deve aver fatto uno o più sopralluoghi” – è questa una parte della lettera con cui il patrigno di Stefano Leo, 33 enne di Biella, barbaramente sgozzato il 23 febbraio scorso in Lungo Po, si rivolge residenti del quartiere o a chi era presente quella mattina sul luogo del delitto e della fuga dell’omicida.
Passano i giorni ma il giallo dei Murazzi non vede ancora una risoluzione, né sostanziali evoluzioni.
Così Alberto Ferraris, patrigno della vittima, ha distribuito 600 lettere nel quartiere, invitando i residenti a fornire un aiuto che può essere prezioso per lo sviluppo delle indagini:
“Prego che ognuno di voi – ha scritto Alberto Ferraris – “abbia un sussulto, un ricordo, un’associazione di idee e sia in grado di indicare un giorno sospetto, un momento specifico su cui indagare, facendo una semplice segnalazione. Non si può accettare passivamente che cose come questa accadano nelle nostre città. L’assassino si è comportato in modo calcolato, premeditato e deve aver fatto uno o più sopralluoghi. In questo momento delle indagini – conclude il patrigno – “credo sia importantissimo dare qualche indicazione riguardo a comportamenti sospetti nelle due settimane prima del 23 febbraio”.