
La crisi senza fine dei piccoli negozi – 1 su 4 chiuderà l’anno in perdita

La ricerca di Confesercenti pubblicata nelle ultime settimane ha fatto emergere un quadro allarmante per il piccolo commercio.
I numeri prospettano un futuro nero sintetizzato da una funesta previsione, seconda la quale il 24% dei piccoli negozi chiuderà l’anno con il bilancio in negativo. Il 20% invece, sarà costretto a ridurre il personale
Gli esercizi commerciali di vicinato sono quelli che pagano di piu la crisi, a fronte delle imprese medio-piccole che danno segnali, per quanto molti timidi, di ripresa.
Il sondaggio è stato condotto su un campione di piccole imprese da Swg per Confesercenti.
Si evidenzia un netto peggioramento della situazione del commercio, in controtendenza con l’andamento medio degli altri settori.
Secondo il sondaggio, solo il 18% degli imprenditori del commercio prospetta di chiudere il 2019 con un bilancio positivo, una media nettamente inferiore rispetto a quella delle altre imprese (34%) e anche rispetto alla quota di commercianti che prevede una chiusura d’anno negativa, ossia il 24%, sei punti percentuali in più della media delle piccole imprese.
Regna nel settore la sfiducia: un commerciante su due ritiene di avere meno certezze anche solo rispetto allo scorso anno.
Spaventa, nel commercio indipendente, in primis il rallentamento percepito della domanda dei consumatori, come segnalato da un’impresa su tre. Un timore che supera pesino la paura del fisco, indicato ‘soltanto’ dal 28% delle imprese come fattore di maggior preoccupazione.
Inoltre il 20% dei commercianti intervistati prevede di ridurre i dipendenti da qui alla fine dell’anno e solo il 5% prevede di assumerne di nuovi.
Investimenti bloccati: il 51% dei commercianti rinuncerà a farli, mentre un ulteriore 35% vorrebbe investire, ma è privo delle risorse e del credito bancario di supporto.
Così ha commenta i dati la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise.
”I negozi sono le luci delle nostre città: non possiamo lasciare che si spengano: è necessaria un’azione organica, ad ampio spettro, per restituire capacità di spesa alle famiglie e per accompagnare la rete commerciale nella transizione al digitale, creando le condizioni per una leale competizione con il canale Web. Servono e formazione continua per gli imprenditori, sostegno agli investimenti innovativi ed un riequilibrio fiscale per una concorrenza alla pari tra offline e online”.