Studio choc – In Piemonte anziani legati a letti, sedie o carrozzine in 9 Rsa su 10: “Fenomeno allarmante”
Anziani pazienti legati ad a una carrozzina o a un letto. In 9 Rsa su 10 del Piemonte gli anziani sono bloccati in questo modo. Nel 61 per cento dei casi sono immobilizzati con le cinghie quando sono a letto.
E’ quanto emerge da una relazione del Difensore civico della Regione a cui hanno risposto 430 residenze per anziani (620 quelle interpellate).
Il caso è stato sollevato dal quotidiano Repubblica, che dà il quadro di una situazione allarmante:
“Un numero significativo per l’indagine realizzata nel 2019 dall’avvocato Augusto Fierro che lascerà il suo incarico a maggio, in contrasto con le mancate risposte dell’assessore alla Sanità, Luigi Icardi:
“Il silenzio delle istituzioni significa voler comunicare che il ruolo che ti è assegnato è irrilevante. Un’abitudine che già avevo contestato all’assessore Saitta nella giunta precedente”, spiega Repubblica.
Si tratta di una pratica largamente utilizzata per tenere fermi gli anziani affetti da demenza oppure per evitare cadute dal letto o dalle carrozzine.
Così ha spiegato in Regione Fierro, ripreso da Repubblica:
“E’ risultata evidente la prassi di usare strumenti di contenzione meccanica sui pazienti nelle Rsa, fatto che appare in contrasto con la legge. In risposta a una mia lettera indirizzata a tutte le Rsa del Piemonte, prima iniziativa del genere in Italia, è emerso che l’immobilizzazione alla carrozzina o alla sedia è stata ammessa da una percentuale altissima. Si tratta di un illecito dal punto di vista etico in quanto atto in contrasto inconciliabile con il principio del rispetto della dignità della persona, condannato dal Comitato nazionale di bioetica, massima autorità nel settore. Anche la Cassazione ha stabilito che l’immobilizzazione del paziente non è atto terapeutico ma sequestro di persona, salvo casi di necessità”.
Un abuso motivato anche dalla carenza di personale nelle Rsa.
Lo scorso anno “il ministero della Salute ha istituito una commissione per capire come uscire da questo abuso e come valorizzare la domiciliarità, puntando sull’assistenza della sanità pubblica al domicilio del paziente, probabilmente con una diminuzione della spesa” – ha concluso Fierro in Regione.
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