
Torino – Strage di Brandizzo, si chiude l’inchiesta: 24 indagati, fra loro anche due ex Ad di Rfi. Le indagini
Torino – Strage di Brandizzo, si chiude l’inchiesta: 24 indagati.
La Procura di Ivrea ha concluso l’indagine sull’incidente ferroviario avvenuto a Brandizzo il 30 agosto 2023, in cui persero la vita cinque operai travolti da un treno mentre lavoravano sui binari. Dopo mesi di accertamenti, l’inchiesta registra importanti sviluppi: il numero degli indagati sale a ventiquattro, tra cui due ex amministratori delegati di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) e tre aziende.
Ma decade l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale, inizialmente presa in considerazione dagli inquirenti. La Procura contesta ora, a vario titolo, l’omicidio colposo.
Le persone e le aziende coinvolte
Tra i ventuno nomi iscritti nel registro degli indagati, spiccano Vera Fiorani (in carica fino al maggio 2023) e Gianpiero Strisciuglio, alla guida di Rfi fino al marzo 2025. Entrambi sono indagati in qualità di datori di lavoro, ritenuti responsabili, in parte, della mancata prevenzione della tragedia. Le aziende sotto inchiesta sono la Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) stessa, la Sigifer di Borgo Vercelli (per cui lavoravano gli operai deceduti) e la Clf di Bologna.
Le vittime
La tragedia ha causato la morte di cinque operai della Sigifer: Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera. Stavano eseguendo lavori di manutenzione nella stazione ferroviaria di Brandizzo, alle porte di Torino, quando un treno in corsa a 160 km/h, proveniente dalla linea Milano-Torino, li ha travolti senza lasciare scampo.
Un cambio di prospettiva giudiziaria
Con la chiusura dell’inchiesta, la procura fa un passo indietro rispetto alle prime ipotesi: non si parla più di dolo eventuale, ovvero della consapevolezza del rischio mortale accettato passivamente, ma di colpa per negligenza, imprudenza o imperizia. Si profila dunque un processo più orientato alla ricostruzione delle mancanze nei protocolli di sicurezza e nei sistemi di prevenzione.
Ora le difese degli indagati potranno presentare eventuali memorie o richieste di interrogatorio. Successivamente, i magistrati decideranno chi dovrà affrontare il processo. L’indagine ha puntato a far luce su responsabilità sistemiche, non solo individuali, all’interno del complesso meccanismo di gestione dei lavori sui binari.
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