
Torino città del mondo – Ecco i nuovi dati sulla popolazione straniera in città (e i quartieri con più immigrati)
Torino continua a trasformarsi in una realtà sempre più internazionale. Negli ultimi quattordici anni il numero dei residenti nati all’estero è salito di circa diecimila unità, contribuendo a ridisegnare l’identità di diversi quartieri. Oggi gli stranieri sono 139.344, pari al 16% della popolazione cittadina, in aumento più rapido rispetto al totale dei residenti. Come sottolinea la professoressa Tiziana Caponio, la presenza di nuovi gruppi può portare «ricchezza» e nuove dinamiche sociali, come accaduto a San Paolo, dove l’arrivo di molte famiglie sudamericane ha cambiato l’atmosfera del quartiere.
“Il quartiere con più stranieri è Barriera di Milano, con circa 19 mila persone – spiega il Corriere dela Sea – ” Seguono Aurora (11 mila) e Borgo Vittoria (poco più di 9 mila). Borgo Po e Cavoretto risultano invece le zone meno multietniche, con appena 1.700 non italiani residenti. La comunità romena continua a essere la più numerosa, con 42.887 unità, pur in un calo di 2.307 rispetto all’anno precedente (31 % del totale degli stranieri). I romeni risiedono prevalentemente nella Circoscrizione 5 (Borgata Vittoria, Le Vallette, Madonna di Campagna). I marocchini sono il secondo gruppo per numerosità: 15.092 persone (11 % del totale), distribuiti nella Circoscrizione 6 (Barriera di Milano, Falchera, Regio Parco). Segue la comunità peruviana con 8.331 residenti (6%), concentrata soprattutto nei quartieri di San Paolo, Cenisia e Pozzo Strada, che recentemente ha superato i cinesi (7.784, pure al 6%), molto presenti nelle zone di Barriera di Milano, Falchera e Regio Parco. I nigeriani (6.580, 5 %) vivono nella Circoscrizione 6, mentre gli albanesi (5.286 unità, 4 %) sono presenti in modo più consistente nelle zone di Borgo Vittoria, Madonna di Campagna e Barriera di Milano”.
La Circoscrizione 6 si conferma l’area più eterogenea, con quasi 29 mila stranieri, pari al 27% dei residenti, e rappresenta l’esempio più evidente di come la diversità culturale stia modellando la città: dalle insegne in arabo lungo corso Giulio Cesare ai profumi dei mercati, fino ai ristoranti latinoamericani come il “Vale un Perù”, il primo locale in Italia ad aver ottenuto la licenza «Marca Perù».
Secondo Caponio, non si assiste tanto a un’esplosione dei numeri quanto a un rafforzamento delle comunità storiche, pienamente inserite nel tessuto urbano. Restano però alcune criticità: episodi di devianza legati a condizioni di fragilità e rischi di isolamento nei quartieri più vulnerabili. Quando invece i processi di integrazione funzionano, l’immigrazione può diventare un motore culturale capace di generare nuove occasioni di incontro.