Campari, terremoto nella Finanza – La Guardia di Finanza sequestra azioni per 1,2 miliardi di euro. Cosa è successo

01/11/2025

Un vero scossone nel mondo della finanza italiana: la Guardia di Finanza di Milano, su disposizione della Procura di Monza, ha eseguito un sequestro preventivo di oltre 1,2 miliardi di euro nei confronti della holding lussemburghese Lagfin Sca, principale azionista del Gruppo Campari. L’indagine ruota attorno a una presunta evasione fiscale di dimensioni miliardarie, legata a un’operazione societaria effettuata nel 2018.

Secondo gli inquirenti, Lagfin avrebbe trasferito all’estero la residenza fiscale delle azioni Campari in seguito a una fusione per incorporazione con la propria controllata italiana, senza versare la cosiddetta exit tax, l’imposta dovuta quando un’impresa sposta attività o asset fuori dal territorio nazionale. Tale tassa serve a colpire le plusvalenze maturate in Italia ma non ancora realizzate, così da evitare che le società si spostino per sottrarsi al fisco.

Nel caso specifico, la Procura di Monza ipotizza che Lagfin non abbia dichiarato plusvalenze per circa 5,3 miliardi di euro, generando un’imposta non versata pari a 1,2 miliardi, cifra che corrisponde all’importo oggi sotto sequestro. Le accuse mosse comprendono la dichiarazione fraudolenta mediante artifici e la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Per garantire la somma contestata, le Fiamme Gialle hanno congelato una parte delle azioni ordinarie Campari detenute da Lagfin — circa il 16% del capitale complessivo.

Nonostante l’eco mediatica del provvedimento, la reazione dei mercati è stata moderata: il titolo Campari ha chiuso la giornata con una lieve flessione dello 0,1%, dopo una settimana positiva grazie ai risultati economici del gruppo.

In una nota ufficiale, Lagfin Sca ha voluto chiarire che il sequestro non coinvolge la società italiana Davide Campari-Milano N.V. né le sue controllate, sottolineando che il gruppo produttore di bevande non è in alcun modo toccato dall’inchiesta. La holding ha inoltre ricordato di detenere oltre l’80% dei diritti di voto e ha ribadito che la misura non mette in discussione la propria posizione di controllo sul marchio.

Lagfin ha poi difeso la legittimità delle proprie operazioni e annunciato l’intenzione di tutelarsi in sede legale, sostenendo di aver rispettato pienamente le normative fiscali vigenti.

 

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