
Franzo Grande Stevens, parla la figlia: “L’amicizia con Agnelli e l’Aga Khan”: il ricordo di uno dei piu’ grandi avvocati in Italia
Franzo Grande Stevens è stato uno dei giuristi più influenti d’Italia, per decenni punto di riferimento della famiglia Agnelli e protagonista della grande industria italiana.
A ricordarlo, a pochi mesi dalla scomparsa, è sua figlia Cristina, che lo ha affiancato professionalmente per mezzo secolo, La donna, in un’ intervista al Corriere della Sera, ha ripercorso vita, carattere e rapporti personali.
Nato a Napoli e segnato da una difficile separazione familiare, Grande Stevens trascorse l’infanzia nell’Abbazia di Montecassino per decisione del tribunale dei minori. Quel luogo, austero e privo di comodità, divenne per lui una scuola di disciplina e studio: la regola benedettina del “Ora et labora” avrebbe plasmato tutta la sua esistenza. I monaci, per alleviare la sua solitudine, gli permisero di frequentare liberamente la grande biblioteca del monastero, dove scoprì la letteratura cavalleresca, Shakespeare e la musica classica, passioni che lo accompagnarono per la vita.
La sua formazione rigorosa si è riflessa nell’approccio al lavoro: instancabile, essenziale nei modi, del tutto disinteressato al superfluo.
Era la moglie a occuparsi dell’aspetto esteriore, dell’organizzazione domestica e della vita sociale, compensando la sua indole schiva con intelligenza e personalità. La figlia ricorda anche la sua competitività e la grande generosità, insieme a un rapporto semplice e autentico con le persone, come l’amicizia con un pescatore di Ischia.
Il percorso professionale racconta Cristina, fu costellato da figure di altissimo profilo: Gianni Agnelli, De Benedetti, i Ferrero, i Lavazza, Pininfarina, l’Aga Khan.
Non mancano episodi significativi, come il viaggio in Argentina che le costò una notte di controlli in aeroporto o la festa al Danieli con l’Avvocato e l’Aga Khan rimasti bloccati con lei in ascensore. Grande Stevens difese anche la formula della Nutella, registrandola in Egitto per renderla inattaccabile.
Un aneddoto con l’Avvocato? «Il più emblematico avvenne negli anni in cui seguivo papà insieme all’Avvocato e a Pierluigi Gabetti. Ci recammo in Argentina per una riunione di tre ore con relatori di tutto il mondo. Al rientro, atterrammo a Ginevra dove avremmo dovuto pernottare per la notte. Loro tre, parlando concitatamente, superarono i controlli senza problemi, data la notorietà; io, un po’ distanziata, venni fermata perché molto sospetta: avevo solo ventisei anni, mi ero recata in Argentina per poche ore e avevo viaggiato in prima classe. Tutto faceva pensare che fossi un corriere della droga. Papà non si accorse di nulla e a quel tempo non esistevano i cellulari con cui comunicare. Passai la notte tra ispezioni corporali e lastre per dimostrare di non aver ingerito o nascosto ovuli».
Un aneddoto con il principe Aga Khan. «Con papà organizziamo una festa a Venezia, al quinto piano dell’hotel Danieli, nel periodo in cui era presidente della Ciga. Avevo il compito di accompagnare gli ospiti ai tavoli, in particolare, l’Avvocato Agnelli e l’Aga Khan. Proprio con loro rimasi bloccata in ascensore per mezz’ora. Rimasi colpita dalla loro tranquillità mentre fuori gli staff della sicurezza si agitavano per correre ai ripari».
Poliglotta, spirituale pur non essendo credente, profondamente legato alla sua Napoli, chiese negli ultimi giorni di orientare il letto verso la sua città. Lavorò fino a pochi giorni prima della morte, avvenuta il 13 giugno 2025. Cristina oggi gli direbbe soltanto: «Grazie per la vita straordinaria che mi hai donato».