
John Elkann dopo la vendita di Gedi accelera il suo addio all’Italia – Ecco tutte le cessioni (e le nuove strategie internazionali)
Con la cessione del gruppo editoriale Gedi al colosso greco Antenna Group, John Elkann compie un ulteriore e significativo passo nel suo progressivo allontanamento dall’Italia.
L’operazione, attesa per l’inizio del 2026 e valutata circa 140 milioni di euro, rappresenta l’ennesima uscita da settori storicamente legati alla presenza degli Agnelli nel Paese: editoria, industria automobilistica, trasporti e difesa. Un percorso avviato da tempo attraverso Exor, la holding di famiglia, che ha progressivamente ridotto il proprio radicamento nazionale per assumere una fisionomia sempre più internazionale.
Secondo alcuni osservatori, come Carlo De Benedetti, questo distacco sarebbe anche il risultato di un rapporto ormai logoro con l’Italia. Al di là delle interpretazioni, è evidente che Elkann guarda con crescente interesse agli Stati Uniti e ai settori tecnologici più avanzati: intelligenza artificiale, digitale e big tech. Non a caso, frequenta ambienti come quelli di OpenAI e siede nel consiglio di amministrazione di Meta, accanto a Mark Zuckerberg.
La trasformazione del gruppo inizia già nei primi anni Duemila, quando Elkann viene indicato da Gianni Agnelli come suo erede. Dopo la morte dell’Avvocato, il giovane John assume progressivamente il controllo dell’impero, spostando il baricentro decisionale all’estero. I Paesi Bassi diventano il cuore amministrativo di Exor, di Fiat Industrial, di FCA e poi di Stellantis, mentre l’Italia resta solo uno dei tanti tasselli operativi.
Parallelamente parte una stagione di dismissioni importanti. Nel 2019 Magneti Marelli viene ceduta ai giapponesi per circa 6 miliardi. Nel 2022 Exor vende il riassicuratore PartnerRe ai francesi di Covéa per 8,6 miliardi, accelerando ulteriormente la strategia. Seguono la vendita di Comau, la cessione di una quota di Ferrari per 3 miliardi e, nell’estate 2025, l’uscita da Iveco, venduta a Tata Motors. La divisione militare Iveco Defence passa invece a Leonardo, garantendo un maxi-dividendo.
Questo il quadro della situazione, nell’analisi di MilanoFinanza: “Nello stesso periodo si moltiplicano le indiscrezioni su una possibile uscita dalle cliniche italiane di Lifenet Healthcare, una realtà da circa 400 milioni di fatturato, in cui Exor è entrata nel 2022: secondo più fonti, sarebbe pronta a vendere a Cvc il 60%. Poi c’è il capitolo calcio. John Elkann ha sempre negato di voler vendere la Juventus. Ma la squadra è in sofferenza e la società perde. Così con l’ultimo aumento di capitale si sono consolidati nuovi soci: il colosso delle stablecoin Tether, guidato da due tifosi italiani, Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, che con l’11,5% ottiene un consigliere nel board e venerdì 12 ha lanciato un’offerta non sollecitata sul 65,4% di azioni in mano a Exor valutando l’intera Juventus 1,1 miliardi.
L’editoria, ultimo presidio: la vendita di Gedi Il percorso conduce infine a oggi, dicembre 2025, con la decisione di vendere Gedi al gruppo greco Antenna. Non solo Repubblica, le radio e il digitale acquisiti nel 2020 ma anche il quotidiano torinese La Stampa, che appartiene da un secolo alla famiglia Agnelli. Il passaggio di controllo del gruppo, accompagnato da scioperi (la Stampa non è uscita giovedì 11, Repubblica non è in edicola sabato 13) e polemiche, chiude un altro ciclo: gli Agnelli-Elkann vogliono lasciare l’editoria, forse l’ultimo presidio della dimensione pubblica italiana del gruppo. Leggi anche: Editoria, per Gedi la vendita ai greci di Antenna è la migliore soluzione per garantire l’occupazione e l’indipendenza di Repubblica Le mosse di Elkann tra Lingotto e Philips In totale, dal 2022 a oggi, le cessioni hanno generato per Exor oltre 17 miliardi di euro. Sul fronte opposto, gli investimenti sono stati molto più selettivi e contenuti, per un totale inferiore agli 8 miliardi. Il portafoglio si è orientato con decisione verso la salute, la tecnologia, l’asset management. Made with Flourish • Create a timeline Nel 2022 l’entrata in Lifenet con una quota del 45% per 67 milioni e poi l’investimento da 1,8 miliardi per il 10% del francese Institut Mérieux. Nel 2023 nasce a Londra Lingotto Investment Management, con oltre un miliardo di dotazione iniziale, seguito da 400 milioni investiti nei fondi della nuova piattaforma. Nello stesso anno Exor entra in Philips, multinazionale olandese quotata a Wall Street, acquisendo il 15% per 2,8 miliardi. La quota sale al 17,5% nel maggio 2024 con 622 milioni e poi ancora al 19% l’anno dopo, con circa un miliardo in più investito. A ciò si aggiunge il sostegno agli aumenti di capitale della Juventus: 200 milioni nel 2023 e 100 nel 2025). Leggi anche: Exor, con l’addio a Iveco ora John Elkann ha 4 miliardi in cassa per puntare su sanità, tech e lusso. Cosa farà? Solo le vicende fiscali ed ereditarie trattengono Elkann in Italia Un altro miliardo invece è finito in tasse: nel 2022 Exor si accorda con il fisco italiano dopo lo spostamento della sede legale in Olanda: maxi-transazione da 746 milioni, mentre la controllante Giovanni Agnelli bv ne pagherà altri 203.
Oggi – conclude MilanoFinanza – ” la holding dispone di 4 miliardi di cassa, per la «grande acquisizione» nei settori hi-tech, health o luxury annunciata da tempo ma non ancora concretizzata. Se dal punto di vista industriale e finanziario la testa di John Elkann è sempre più globale, a trattenerlo in Italia sono le vicende ereditarie. Elkann ha concluso un accordo con la Procura di Torino per svolgere dieci mesi di servizi sociali, dopo aver versato 183 milioni al Fisco nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità della nonna Marella Caracciolo, la vedova di Gianni Agnelli. Manca però ancora l’ok del gip. E poi c’è la causa civile in corso a Torino (oltre che in Svizzera), che durerà ancora anni. Indipendentemente da dove risiederanno Exor e lo stesso Elkann.