
A Torino le Rsa sono ‘inarrivabili’ – Rette folli e oltre 9mila anziani in attesa: i dati allarmanti
A Torino e in Piemonte l’accesso alle Rsa è sempre più difficile e per migliaia di anziani non autosufficienti l’unica soluzione resta il ricovero a pagamento integrale. Oggi oltre 15 mila persone, su circa 30 mila posti disponibili nelle residenze sanitarie assistenziali, sostengono interamente il costo della degenza senza ricevere la quota sanitaria prevista dalla legge. Nel capoluogo le rette mensili oscillano tra i 3.500 e i 4.500 euro, una cifra insostenibile per molte famiglie.
A queste si aggiungono oltre 9 mila anziani in lista d’attesa.
A denunciare la situazione è la Fondazione Promozione Sociale Onlus, che chiede un intervento urgente alla Regione. La normativa nazionale sui Livelli essenziali di assistenza stabilisce che la spesa per il ricovero in Rsa debba essere coperta al 50% dal servizio sanitario, ma secondo la Fondazione le Asl negano questa quota a migliaia di malati. Il risultato è drammatico: famiglie costrette a intaccare i risparmi o a vendere la casa e strutture che soffrono per la morosità degli ospiti. Studi dell’Università Bocconi indicano che in Piemonte circa il 60% dei ricoverati paga tutto di tasca propria.
Il problema, spiegano dalla Fondazione, nasce dal fatto che le Asl non inseriscono a bilancio le risorse necessarie per garantire la copertura a tutti. Di conseguenza, ogni anno vengono esclusi molti anziani dalla convenzione, spesso perché non considerati “urgenti”. Non si tratterebbe di mancanza di volontà, ma di carenza cronica di fondi. Per questo la Fondazione sollecita la Regione a fare pressione sul governo e a limitare le spese non essenziali, chiedendo almeno 50 milioni per ridurre l’emergenza.
Dal Palazzo della Regione il problema non viene negato: per soddisfare l’intero fabbisogno servirebbero oltre 300 milioni di euro. La Giunta ricorda però di aver già destinato fondi europei al settore, con 18 milioni a sostegno delle Rsa più in difficoltà, e di aver aumentato le risorse contro le liste d’attesa. Resta però un’emergenza destinata a crescere, in una regione con una popolazione sempre più anziana, dove il ricovero privato rischia di diventare una vera e propria “tassa nascosta” a carico delle famiglie.