
A Torino la rabbia dei rider Just Eat: “Scioperiamo”, bloccato servizio nei punti nevralgici. Ecco i motivi
Si sono radunati a Torino, alle Porte Palatine. Circa 150 riders di Just Eat hanno bloccato nella serata di ieri il servizio di consegna cibo nei punti nevralgici del capoluogo piemontese.
Una protesta che nasce dopo che l’azienda per la quale lavorano ha deciso di chiudere il dialogo con l’organizzazione sindacale che li rappresenta: i Si Cobas.
Questa la nota diffusa dal sindacato e che spiega le ragioni della protesta: “La scelta di non rispondere alle legittime richieste dei lavoratori dimostra come per l’azienda siano più importanti i profitti e le consegne, piuttosto che le condizioni di vita e di lavoro di chi tutti i giorni rischia la propria incolumità in mezzo alla strada”.
Quindi, si aggiunge nel comunicato: “La scelta di interrompere il servizio mercoledì 8 dicembe a pranzo solo dopo numerose proteste e rifiuti di prestare servizio da parte dei lavoratori, mentre a Torino nevicava abbondantemente e le strade per cicli e motocicli erano di fatto impraticabili, e la scelta di riaprirlo per cena, con le strade completamente ghiacciate e pericolose, in cui si sono segnalati diversi incidenti di colleghi che lavoravano, togliendo il turno e quindi il salario a chi decideva di tutelare prima di tutto la sua vita, sono tra i principali motivi della mobilitazione”.
Il sindacato ribadisce la necessità di inquadrare i riders al livello G1 della logistica (ex quarto livello): ciò comporterebbe una paga di 9,64 euro l’ora, come accade per le altre aziende di logistica.
Quindi, conclude la nota: “Oltre a ciò, abbiamo posto diversi problemi: l’organizzazione del lavoro assolutamente folle (c’è necessità immediata di dividere di nuovo Torino in 4 zone in modo tale da evitare consegne che arrivano anche a 20 km di distanza), i mezzi per lavorare che devono essere forniti dall’azienda e l’incremento dell’indennità chilometrica, tamponi, dpi gratuiti per una maggiore sicurezza”.