
A Torino la “Rivoluzione verde”: boom degli Orti urbani, centinaia di persone in lista d’attesa in tutta la città
A Torino la “Rivoluzione verde”: boom degli Orti urbani
A Torino sta prendendo sempre più piede una vera e propria trasformazione verde: è quella degli orti urbani, una pratica che unisce ecologia, comunità e un ritorno concreto alla terra. Attualmente si contano circa mille persone attive in questi spazi agricoli cittadini, ma la richiesta continua a crescere, tanto che, solo presso gli Orti Generali nel quartiere Mirafiori, oltre 500 persone sono ancora in attesa di ricevere un piccolo terreno da coltivare.
Per far fronte a questa crescente domanda, l’amministrazione comunale ha deciso di istituire un gruppo di lavoro per aggiornare il regolamento attualmente in vigore dal 2013 e avviare un censimento completo degli orti presenti sul territorio. A Torino esistono orti di ogni tipo: da quelli più tradizionali come nel Parco dell’Arrivore, a quelli innovativi e gestiti con l’ausilio di tecnologie digitali e sensori.
Domenico Palma, un uomo di 75 anni, coltiva da sei anni un orto di 100 metri quadrati in zona via Botticelli. Al Corriere della Sera ha raccontato di essere arrivato quasi per caso, ma ora non riuscirebbe più a separarsene. Spiega che ogni coltivatore ha il dovere di mantenere pulito il proprio spazio, altrimenti si rischia di perderlo. Questo senso del dovere crea un clima di rispetto reciproco e cura degli spazi comuni.
Uno degli esempi più avanzati è il progetto Orti Generali, nato grazie a un’idea di riqualificazione ambientale lungo il fiume Sangone. L’iniziativa, avviata nel 2010 e sviluppatasi nel tempo grazie al coinvolgimento del terzo settore, ha trasformato un’area abbandonata in una risorsa per tutta la comunità. Dal 2018, anno dell’apertura ufficiale, sono stati creati 275 orti, gli ultimi dei quali inaugurati recentemente.
L’interesse per il progetto è tale che persino persone che vivono nel centro cittadino chiedono di partecipare. Un’indagine effettuata tra le oltre 1300 persone in lista d’attesa ha rivelato che circa 500 di esse sono fortemente interessate a coltivare un proprio spazio.
Coltivare, oggi, è molto più di una semplice attività agricola: è un atto simbolico che rappresenta il desiderio di rallentare e ritrovare un contatto diretto con la natura in un mondo dominato da tecnologia e velocità. Tuttavia, anche la tecnologia ha trovato spazio negli orti urbani: presso Orti Generali, ad esempio, è stato installato un sistema meteorologico in grado di misurare vento, umidità e irraggiamento solare, che consente di attivare l’irrigazione in maniera automatica.
Negli spazi più recenti è stata introdotta anche una “foresta alimentare”, cioè un’area coltivata con alberi da frutto, piante spontanee e arbusti, pensata per favorire la biodiversità e garantire una produzione continua. Questo modello di micro-ecosistema urbano rappresenta un nuovo modo di pensare il verde pubblico e l’alimentazione sostenibile.
A Torino, dunque, la terra torna ad avere voce grazie a una comunità variegata di cittadini – giovani e anziani – che armati di zappa e annaffiatoio riscoprono il valore del tempo, del lavoro manuale e della connessione con l’ambiente naturale.