
A Torino le baby gang ‘storiche’ sono state sostituite dai ‘Maranza’, giovani che vivono nell’illegalità. Ecco chi sono
A Torino le storiche baby gang sembrano ormai appartenere al passato. Al loro posto si è affermato un nuovo fenomeno sociale e criminale: quello dei “Maranza”, gruppi giovanili che mescolano disagio, esibizionismo e ribellione, nati e cresciuti soprattutto nelle periferie della città.
Secondo un’inchiesta di Cronaca Qui, non si tratta più di semplici bande di quartiere, ma di vere e proprie reti organizzate, composte da ragazzi di diversa origine — italiani, nordafricani di seconda e terza generazione, e giovani stranieri provenienti da vari Paesi — accomunati da un senso di frustrazione sociale e dal desiderio di riscatto.
Questi gruppi si nutrono di povertà, emarginazione e rabbia verso le istituzioni, alimentando l’illusione di poter ribaltare i rapporti di forza e la distribuzione della ricchezza con una sorta di “guerra urbana”. Un mito distorto che ricorda, per molti versi, una versione moderna e drammatica dei racconti d’avventura, ma che invece rappresenta una realtà concreta e pericolosa, ben nota a chi vive nei quartieri più difficili del capoluogo piemontese.
La loro forza non risiede tanto nella violenza fisica quanto nella potenza dei social media. È proprio attraverso piattaforme come TikTok, Instagram e Telegram che i “Maranza” diffondono video e contenuti in cui esibiscono sfide, risse, furti o semplici gesti di spavalderia. Questa visibilità digitale ha reso le loro azioni virali, attirando consenso, imitatori e una sorta di ammirazione tossica tra i coetanei. Il fenomeno ha ormai toccato diverse zone della città: da Barriera di Milano a Madonna di Campagna, passando per Vanchiglia, il centro e persino Borgo Po.
Il primo campanello d’allarme risale al 2017, con la tragica notte di piazza San Carlo, quando il panico scoppiato durante la finale di Champions League causò tre morti e oltre 1.600 feriti.
Da allora, il fenomeno è cresciuto in silenzio, spesso sottovalutato dalla politica e affrontato con difficoltà dalle forze dell’ordine, che fanno il possibile per contenerlo. Ma la mancanza di strategie sociali e di interventi mirati rischia di lasciare campo libero a un fenomeno che non è solo delinquenza, ma anche disagio sociale giovanile, radicato in una città che fatica a offrire alternative reali ai suoi ragazzi.