
A Torino l’orrore della “Casa del crack”: studentesse e madri si prostituivano per droga: “Facevamo di tutto, per una dose”
A Torino l’orrore della “Casa del crack”: studentesse e madri si prostituivano per droga: “Facevamo di tutto, per una dose”
Un’indagine condotta a Torino ha rivelato un’attività di prostituzione legata al traffico di droga all’interno di un appartamento gestito da una transessuale di 53 anni.
Una studentessa di psicologia ha denunciato il giro in cui era coinvolta, avviando le indagini dei carabinieri. Le donne coinvolte, tossicodipendenti, offrivano prestazioni sessuali in cambio di dosi di crack, pagate direttamente dai clienti. L
‘attività era attiva da almeno quattro anni e coinvolgeva diverse donne, tra cui madri di famiglia. Il transessuale è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione per sfruttamento della prostituzione, mentre due spacciatori hanno patteggiato pene superiori a un anno.
Per le donne che si prostituivano – spiega il Corriere della Sera – ” il corrispettivo arrivava in crack e la quantità di sostanza variava a seconda della prestazione offerta al cliente. «I pagamenti dei clienti generalmente andavano dai 30 ai 50 euro a seconda delle richieste. Ma noi non vedevamo i soldi, ricevevamo soltanto la droga. Pubblicavo annunci su un sito di incontri e aspettavo i clienti in via Urbino. Mi è capitato di restare chiusa in quell’appartamento anche per quattro giorni, non mi era permesso neanche lavarmi tra un appuntamento e quello successivo. Per andare via dovevo scappare di nascosto», la denuncia di una ragazza.
Al momento della denuncia, secondo gli inquirenti – si legge sul Corriere – ” la casa di appuntamenti era attiva da almeno quattro anni. Tre le donne che offrivano prestazioni sessuali c’erano ragazze giovanissime ma anche madri di famiglia che di notte lasciavano i propri figli e andavano a prostituirsi perché non potevano permettersi il semplice acquisto di crack. Spesso venivano organizzati dei festini a base di sesso e droga, come rivelato anche da alcune intercettazioni. «Quando organizzi una serata? Bastano due ragazze, al resto ci penso io», la richiesta di un pusher. «Ci sono già, non si pagano ma fanno quello che diciamo noi», la risposta del 53enne transessuale”.