
A Torino più di mille morti per smog: nei guai Chiamparino, Fassino e Appendino. Chiusa l’inchiesta
A Torino più di mille morti per smog: nei guai Chiamparino, Fassino e Appendino. Chiusa l’inchiesta
L’ultima approfondita consulenza conferma una diretta correlazione tra lo smog e l’aumento dei decessi in Piemonte e a Torino.
La scoperta ha portato alla chiusura di un’ampia indagine sull’inquinamento ambientale coinvolgente i politici che hanno guidato la Regione e il Comune tra il giugno 2015 e il 2020.
Gli ex sindaci di Torino, Piero Fassino e Chiara Appendino, insieme all’ex presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, e gli assessori all’Ambiente delle diverse giunte, Enzo Lavolta, Stefania Giannuzzi, Alberto Unia per il Comune e Alberto Valmaggia per la Regione, sono stati notificati degli avvisi riguardanti l’indagine.
Il pm Gianfranco Colace e l’aggiunto Vincenzo Pacileo hanno iniziato l’indagine dopo un esposto del comitato Torino Respira. La giudice per le indagini preliminari, Roberta Cosentini, aveva richiesto ulteriori indagini nonostante la richiesta di archiviazione del comitato.
“A dare una svolta – spiega la redazione di Rainews24 – “le perizie degli esperti della procura. Si tratta di tre consulenze: una epidemiologica per capire la correlazione tra aumento della mortalità e smog, una chimica per far luce sulla diversa pericolosità degli inquinanti e una urbanistico amministrativa necessaria a chiarire cosa avrebbero potuto fare di più i politici per contrastare il fenomeno. Nel documento si ipotizzano oltre mille morti direttamente collegati agli alti livelli di Pm10, Pm2,5 e Biossido di Azoto presenti nell’aria.
“Si tratta di una vicenda complessa sia sul piano legale, sia su quello politico, ma i margini di azione amministrativa erano limitati e i livelli di inquinamento sono condizionati da condizioni geografiche e meteorologiche” ha dichiarato Fulvio Gianaria, avvocato dell’ex sindaco Fassino.”Nei prossimi giorni esamineremo gli atti e decideremo come rispondere” aggiunge il legale. I sette hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie o farsi interrogare”.