06/10/2017
Territorio
Area Parri – Contro spaccio e degrado parte il progetto “Orti pubblici”, con la consulenza di Eataly
Torino
/Orti pubblici, contro lo spaccio e il degrado. Dopo la pulizia dell’area compiuta nel mese scorso dai volontari dell’Ammi e di Torino Spazio Pubblico, partirà domani, sabato 7 ottobre, il progetto sperimentale di coltivazione degli orti in cassone nell’area Parri.
Un progetto condotto dalla Città di Torino insieme alla Circoscrizione 8, con la consulenza di Eataly e dell’esperto Secondino Lamparelli di Naturart, che collabora nella cura dei giardini della Reggia di Venaria e del museo A come Ambiente.
Così spiegano da Palazzo Civico “Ortibus Parri – questo il nome dell’iniziativa – è uno strumento di aggregazione e di presidio del territorio voluto dalla Città di Torino per restituire ai cittadini e alle cittadine l’uso dello spazio pubblico dopo un massiccio intervento del nucleo di zona dei Carabinieri contro lo spaccio e il degrado.
Una volta completata la sperimentazione, a fine aprile, si potrà pensare a un bando per l’assegnazione formale degli orti”.
“Sono molto soddisfatto per la risposta dei cittadini all’appello lanciato dalla Città, che si sono riappropriati con entusiasmo e partecipazione dell’area Parri e dando il loro contributo all’azione da noi innescata – ha spiegato l’Assessore all’Ambiente Alberto Unia – è importante l’adesione al progetto Ortibus, uno strumento di rigenerazione urbana che riteniamo efficace: un progetto pilota che, una volta testato sull’area Parri, potrebbe essere replicato in altri ambiti urbani”.
L’Assessore Unia ha ringraziato Eataly per il sostegno offerto e le Forze dell’Ordine per l’attività di presidio aggiungendo “Abbiamo scelto un percorso di riappropriazione pacifico e non violento che passa dall’uso di innaffiatoi e palette: non accettiamo che gruppi di cittadini scelgano di rispondere a chi compie azioni illegali con atti di forza. Il suolo pubblico è di tutti e perché rinasca veramente deve essere vissuto come proprio da tutte e tutti, non per chi lo considera uno spazio per attività illegali o per chi attraverso illegali azioni lo vuole rivendicare come proprio. E neppure per chi, con il pretesto della autodifesa dall’illegalità, manifesta con la formazione delle ronde soltanto il proprio odio razziale e la voglia di esercitare una violenza gratuita”.
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