
Bufera sul Piemonte – “Gay e Trans più a rischio per il Vaiolo delle scimmie”. E scoppia la polemica

Bufera sul Piemonte – “Gay e Trans più a rischio per il Vaiolo delle scimmie
La Regione Piemonte ha inviato alle direzioni sanitarie locali un documento sulla prevenzione del vaiolo delle scimmie (Mpox) che ha sollevato critiche per l’uso di un linguaggio considerato superato e discriminatorio.
Scoppia la polemica dopo la circolare
Il documento si concentra su specifici gruppi, come persone gay, transgender, bisessuali e uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM), associando il rischio di trasmissione del virus a particolari comportamenti sessuali.
Ma l’approccio è in contrasto con le più recenti linee guida nazionali, che sottolineano come il vaiolo delle scimmie possa colpire chiunque, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, tramite contatti stretti, non solo sessuali.
Gigi Malaroda, del circolo LGBT+ Maurice, e Luca Minici, coordinatore del Torino Pride, hanno criticato duramente la Regione per aver utilizzato un linguaggio che riproduce stereotipi e stigmatizza specifiche comunità. Malaroda ha sottolineato l’importanza di una comunicazione che protegga la salute pubblica senza creare pregiudizi, mentre Minici ha evidenziato il rischio di legare l’epidemia a determinati orientamenti sessuali, paragonando la situazione a quella storica dell’HIV.
“La nuova ondata epidemica di MPox interessa tutte le persone, e non solo quelle LGBTQIA+ – ribadisce Minici – ” Senza entrare nel merito di questioni sanitarie che non ci competono, ricordiamo che questa non è una IST (Infezione Sessualmente Trasmissibile), e che le ultime indicazioni sanitarie evidenziano che il virus dell’MPox si trasmette attraverso più tipi di contatti stretti. Vediamo qualcosa di pericoloso nel legare un’ondata epidemica a specifici orientamenti sessuali. Si dovrebbe parlare, al contrario, di pratiche che sono più o meno a rischio e che sono trasversali alle diverse identità e orientamenti. Questo è un ulteriore attacco che viene mosso alle nostre comunità, che crea stigma e senso di pericolo immotivato come storicamente già accadde per l’HIV. Chiediamo al Ministero della Salute di rivedere la circolare, eliminando i riferimenti discriminatori che nulla hanno a che fare con la questione sanitaria. Alla regione Piemonte, allo stesso modo, chiediamo di adeguare la stessa circolare”.