
Crediti d’imposta 4.0, imprese beffate. Api: “Atteggiamento dello Stato non accettabile. Chi innova non va ostacolato”

Crediti d’imposta 4.0, imprese beffate. Cellino: “Atteggiamento dello Stato non accettabile. Chi innova deve essere aiutato, non ostacolato”.
“Le imprese che hanno fatto investimenti innovativi vengono adesso fortemente penalizzate dal blocco improvviso della possibilità di fruire del credito d’imposta relativo. L’Agenzia delle Entrate ha infatti da un giorno all’altro bloccato i codici da usare per fruire di questa agevolazione fiscale: uno stop che arriva proprio nei giorni in cui scattano i versamenti”, lo dichiara Fabrizio Cellino, Presidente di API Torino, che aggiunge: “E’ evidente che una manovra di questo genere è tutto meno che il segnale di una seria volontà di aiutare il nostro sistema produttivo”.
Per capire la portata di quanto accaduto occorre andare allo scorso mese. Il 29 marzo 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto-Legge numero 39 recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali. Questo provvedimento (articolo 6 “Misure per il monitoraggio di transizione 4.0”), prevede un nuovo onere a carico delle imprese che intendano beneficiare dei crediti d’imposta relativi e cioè l’obbligo di inviare al MIMIT una richiesta preventiva per poter utilizzare i crediti d’imposta 4.0 già maturati per gli investimenti 2023 e 2024. Il modulo per effettuare questa richiesta, però, non è ancora stato emanato dal ministero.
Successivamente, in attesa del modulo, l’Agenzia delle Entrate ha emanato una risoluzione con la quale sono stati bloccati i relativi codici tributo.
“Il risultato è che ad oggi – sottolinea Cellino – non è più possibile compensare i crediti maturati per effetto degli investimenti 4.0 effettuati”.
Il presidente di API quindi conclude: “Le aziende che contavano di compensare in questi mesi i relativi crediti vengono quindi beffate e devono affrontare un notevole problema finanziario: la mancanza probabile di risorse per far fronte agli obblighi fiscali, comporterà il ricorso alle banche quando in realtà si sarebbe potuto utilizzare un credito già maturato per il quale è stato acquisito già da tempo il diritto di compensazione. Quanto accaduto non è accettabile: chi innova deve essere aiutato e non ostacolato”.