
Crisi Governo – Lo strappo di Berlusconi imbarazza Cirio. E i 5Stelle puntano ad un’area con Verdi e Articolo 1
Crisi Governo – Lo strappo di Berlusconi imbarazza Cirio. E i 5Stelle puntano ad un’area con Verdi e Articolo 1
La caduta del governo Draghi ha causato conseguenze anche nella politica del territorio piemontese.
Il presidente della Regione Alberto Cirio, ‘fedelissimo’ di Draghi della prima ora, non commenta lo strappo di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. «Da governatore sono concentrato sul mio lavoro. Che è quello di garantire il meglio per il Piemonte» – ha commentato.
Ma Cirio è incalzato dall’opposizione: “Che cosa ha da dire a quei piemontesi e a quelle imprese che chiedevano stabilità e riforme?” è la domanda che gli pongono da sponda Pd. Mentre il parlamentare di Azione Osvaldo Napoli chiede al governatore «Ora Cirio ci dica: che linea politica manterrà?».
Lo scenario della politica locale resta turbolento: un’altra esponente forzista rimasta in una sorta di limbo – spiegano dalla direzione politica del Corriere della Sera – “è la deputata Claudia Porchietto, già presidente dei piccoli imprenditori torinesi, che però, almeno per il momento, non dovrebbe seguire la strada della sua principale sostenitrice politica Mariastella Gelmini. Questo mentre chi ha preso il suo posto alla guida dell’Api, Fabrizio Cellino, definisce la crisi di governo «imbarazzante» e capitata «nel peggior momento possibile» con elezioni «che ci faranno perdere mesi importantissimi di pianificazione strategica che impatterà sui prossimi 10 anni» e che avrebbe meritato, invece, «una responsabilità maggiore da parte delle forze politiche impegnate, invece, a cercare consenso a breve termine».
Fra le fila del Movimento 5 Stelle, l’ex consigliere comunale governista Marco Chessa ha annunciato di aver lasciato i pentastellati. Mentre la candidata sindaca Valentina Sganga è convinta: «Un campo stretto e coerente è decisamente preferibile a uno largo e inconcludente», ha dichiarato, ripresa dal Corriere della Sera. «Oggi il quadro politico nazionale – ha aggiunto – “pone al mio Movimento una scelta di percorso che noi, qui, maturammo già allora: quella, tardiva, di posizionarci, con i Verdi, alla sinistra di un Pd che guarda alle istanze elitarie dei Renzi e dei Calenda più che ai milioni di italiani in povertà, quelli che a votare comprensibilmente non ci vanno più. E che, al tempo, qui a Torino fece la medesima scelta, accompagnarsi alle forze moderate e confermarsi nella rappresentanza della classe medio-alta».