
Crollo vendite – Volkswagen può tagliare 30mila posti di lavoro (1 dipendente su 4). Ma l’azienda smentisce “Sciocchezze”. Il caso

Crollo vendite – Volkswagen può tagliare 30mila posti di lavoro. Ma l’azienda smentisce “Sciocchezze”
Volkswagen si trova ad affrontare un drastico calo delle vendite, che potrebbe portare a tagli di posti di lavoro e investimenti. Secondo Manager Magazine, l’azienda tedesca starebbe considerando il licenziamento di fino a 30.000 dipendenti in Germania, anche se Volkswagen ha smentito tale cifra, pur ammettendo la necessità di ridurre i costi.
Il CEO Oliver Blume ha sottolineato che il taglio dei posti di lavoro potrebbe avvenire nel lungo termine per affrontare i problemi economici. Inoltre, il responsabile finanziario, Arno Antlitz, ha proposto una riduzione del piano di investimenti da 170 a 160 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
La crisi è dovuta a un calo delle vendite, stimato in 500.000 auto in meno, pari a circa la produzione di due stabilimenti, portando all’ipotesi di chiudere alcune fabbriche tedesche, con circa 15.000 posti di lavoro a rischio. Questo ha generato preoccupazione tra i sindacati e i politici tedeschi, con il ministro dell’Economia, Robert Habeck, che ha chiesto di mantenere aperti gli stabilimenti e suggerito possibili incentivi governativi per promuovere la vendita di auto elettriche.
Nonostante Volkswagen neghi piani immediati di licenziamenti di massa, la necessità di tagli per rimanere competitivi è evidente.
“Sciocchezze, non confermiamo questa cifra” – ha commentato un portavoce dell’azienda tedesca, aggiungendo: Una cosa è chiara, Volkswagen deve ridurre i costi nelle sue sedi tedesche. Solo così il marchio potrà guadagnare abbastanza per gli investimenti futuri. Il modo in cui raggiungeremo questo obiettivo insieme ai rappresentanti dei lavoratori fa parte dei prossimi colloqui”.
Nel frattempo, anche altre case automobilistiche come Mercedes-Benz stanno affrontando difficoltà, rivedendo al ribasso le previsioni di guadagno in mercati chiave come la Cina, a causa della contrazione della domanda di modelli di lusso.
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