
Da Torino il nuovo Prof scelto dal Ministro dell’Istruzione: “Riporterò il latino alle medie”

Andrea Balbo, 54 anni, è il professore che avrà il compito di reintrodurre lo studio del latino nelle scuole medie, su richiesta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, nell’ambito della riforma scolastica. Docente di lingua e letteratura latina presso l’Università di Torino, Balbo è uno dei maggiori esperti italiani nel campo, con un curriculum che include sia l’insegnamento nei licei classici della cintura torinese sia ruoli accademici di alto profilo. Attualmente professore ordinario, ha accettato la nomina a presidente della sotto-commissione dedicata al latino, incarico che considera una missione per il bene del Paese.
Balbo ha espresso il suo pieno sostegno alla reintroduzione del latino, sottolineandone il ruolo centrale nella cultura italiana. A suo avviso, la lingua degli antichi romani dovrebbe essere insegnata anche agli studenti stranieri che vivono in Italia e aspirano alla cittadinanza. Ha invitato i genitori a considerare positivamente l’iscrizione dei figli a corsi facoltativi di latino, già attivabili dai singoli istituti.
La collaborazione del prof torinese con il ministero è iniziata diversi mesi fa, quando fu contattato per partecipare a questo progetto grazie alla sua esperienza nel settore e alla sua precedente collaborazione con il ministero, inclusa la stesura delle prove di maturità. C’è anche un legame personale con il ministro Valditara, che Balbo conosce dai tempi in cui era studente all’Università di Torino, dove Valditara insegnava diritto romano.
La proposta di reintrodurre il latino nelle scuole medie, assente dal programma scolastico dal 1978, è frutto di una visione che punta a integrarlo con altre materie come storia e italiano, valorizzando il ruolo di questa lingua nella formazione culturale dei ragazzi. Secondo Balbo, il latino non deve essere considerato una lingua “morta”, ma “silente”, capace di arricchire la comprensione del nostro patrimonio linguistico e culturale. Egli evidenzia come molte parole fondamentali della lingua italiana, come “costituzione” e “repubblica”, derivino dal latino, rendendolo un elemento fondamentale per comprendere le radici del linguaggio moderno.
Il provvedimento, ancora in fase di definizione nei dettagli, ha generato alcune critiche da parte di chi considera il latino meno utile rispetto ad altre discipline. Ma il professore torinese ritiene che il suo studio rappresenti un’opportunità per guardare al futuro e per riscoprire un tesoro culturale da trasmettere alle nuove generazioni.