13/07/2018
Cronaca
Dopo il blitz e gli arresti la risposta di Askatasuna “Operazione vergognosa e repressiva”
Dopo il blitz di questa mattina al centro sociale Askatasuna, dove gli agenti hanno notificato 15 misure cautelari (in 9 sono finiti agli arresti domiciliari) a seguito dei tafferugli scoppiati il Primo maggio 2017 quando gli antagonisti tentarono di entrare in piazza San Carlo e furono caricati dalla polizia, rispondendo con lancio di sassi e uova, non è tardata ad arrivare la replica ufficiale del centro sociale torinese.
Si parla di “operazione politica vergognosa e repressiva ai danni dei manifestanti”
Si legge nel comunicato di Askatasuna:
“Una Procura travolta dagli scandali sostiene un’operazione tutta politica contro chi in questi anni ha rappresentato l’unica voce di dissenso nella nostra città, la Questura piagnucola dopo che ogni primo maggio cerca lo scontro con i manifestanti invisi al PD e Salvini si toglie qualche sassolino dalla scarpa contro chi in questi anni ha contestato ogni sua apparizione pubblica mentre la sinistra cittadina chiedeva di restare a casa per non dargli visibilità”
Gli arresti, secondo Askatasuna, hanno giustificazioni essenzialmente politiche:
“Leggiamo nelle carte del Pm Rinaudo – dichiarano i responsabili del centro sociale – “che come elemento a carico dei nostri compagni c’è l’aver voluto “rimarcare la loro estraneità alla manifestazione e ai valori da essa espressi” formando uno spezzone separato da quello dei sindacati. Rivendichiamo con forza – dicono da Askatasuna “che sono le burocrazie sindacali e il PD ad essere estranei alla festa dei lavoratori e ai suoi valori. Ci chiediamo, come è possibile che nel nostro paese uno spezzone composto da lavoratori precari, studenti e famiglie sotto sfratto venga caricato a freddo per impedire di esprimere il proprio dissenso contro quelli che in questi anni hanno venduto i diritti dei giovani e dei lavoratori a colpi di Fornero, Jobs Act e alternanza scuola-lavoro? In quale Stato che ha l’arroganza di dirsi democratico è la Questura che decide chi può entrare in piazza e chi no?
Quel giorno il nostro solo obiettivo era entrare in piazza per far sentire un voce contraria ed evitare che la manifestazione del Primo maggio fosse l’esclusiva da organizzazioni che più nulla hanno a che vedere con la difesa dei diritti dei lavoratori”.
Quindi, la conclusione:
“Chiediamo ai militanti di base delle organizzazioni sindacali di avere un sussulto di dignità davanti all’ennesima operazione che vuole distruggere anche la sola possibilità di esprimere una voce contraria alle politiche di anti-popolari degli ultimi anni. Chiediamo a tutti coloro che sono preoccupati dall’evidente deriva autoritaria che sta prendendo questo paese di prendere posizione contro questa ennesima operazione contro militanti che si sono spesi generosamente in questi anni a fianco di studenti, lavoratori e vittime della crisi”.
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