
E’ italiano il Prof che insegna all’Intelligenza artificiale di Open AI a ragionare (e lo fa con il metodo “Montessori” per i bambini). L’ambizioso progetto

E’ italiano il Prof che insegna all’Intelligenza artificiale a ragionare.
Da Roma a San Francisco, passando per la Finlandia, la Svizzera e la Germania: la storia di un matematico italiano che guida l’evoluzione dell’intelligenza artificiale più avanzata al mondo
C’è un cervello italiano dietro uno dei progetti più ambiziosi di OpenAI, l’azienda che ha rivoluzionato il mondo con ChatGPT. Si chiama Giambattista Parascandolo, ha 33 anni, è romano e oggi è alla guida del team che sta addestrando O3, il nuovo modello di intelligenza artificiale capace di fare ciò che sembrava impossibile: pensare prima di rispondere. Ragionare, sbagliare, correggersi. Proprio come noi.
La sua è una storia che mescola creatività, rigore scientifico e passione precoce per il funzionamento della mente. Cresciuto in una famiglia di intellettuali – il padre Renato è stato giornalista e direttore di Rai Educational, la madre regista di documentari culturali – Parascandolo ha respirato sin da piccolo un clima di curiosità e libertà. E forse non è un caso che il metodo Montessori, sperimentato nella sua scuola materna, sia oggi alla base del suo approccio all’intelligenza artificiale. «Da bambino mi lasciavano libero di esplorare, imparare con i miei tempi e la mia testa. Oggi facciamo la stessa cosa con le macchine: creiamo ambienti stimolanti dove possano apprendere autonomamente», racconta.
Già da piccolo, Giambattista si poneva le grandi domande dell’esistenza e si appassionava ai libri di Oliver Sacks e alle riviste di neuroscienze. Iscritto inizialmente a Ingegneria, abbandona per seguire la sua vera vocazione: la matematica. Ma è un periodo di studio in Finlandia, durante l’Erasmus, a segnare la svolta. Lì scopre le reti neurali, una tecnologia ancora marginale ma destinata a cambiare tutto. «All’epoca erano in pochi a insegnarle, ma qualcuno aveva messo i propri corsi online. Così ho imparato da solo».
«Ho fatto qualcosa come 20 colloqui. Diversi professori mi dicevano che quel filone non aveva senso. Che le reti neurali erano una moda passeggera, senza futuro» – ha raccontato a Eleonora Chioda, giornalista che cura “Beautiful Minds per Italian Tech”.
“Non entra – scrive Chooda – “ma a quel punto sia DeepMind sia OpenAI gli fanno una proposta. Sceglie gli Usa e diventa protagonista di una rivoluzione tecnologica. Cosa hai imparato sull’intelligenza artificiale che potremmo imparare anche noi?
«Ci sono molti errori che noi esseri umani facciamo banalmente. A volte rispondiamo troppo in fretta, senza riflettere abbastanza. Oppure ci dimentichiamo un segno durante una moltiplicazione in colonna. È interessante notare che anche l’intelligenza artificiale fa errori quasi identici ai nostri. Ma, come noi, anche le macchine migliorano con l’impegno.
E il numero di errori diminuisce con la pratica, con l’applicazione, con il lavoro certosino. Ecco l’AI ci ricorda quanto si può imparare semplicemente decidendo di farlo, con impegno…».