07/03/2022

Economia

Economia – Nessun ‘effetto Russia’ sui Bitcoin: chi puntava su un rally per le sanzioni resta deluso

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Dopo l’attacco russo in Ucraina e le sanzioni nei confronti di Mosca hanno riacceso l’attenzione sulle divise digitali, che stavano pagando mesi di incertezza. Basti pensare che il Bitcoin tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022  ha dimezzato il proprio valore.

Si punta infatti sul fatto che le cripto valute possano diventare un canale alternativo a causa del blocco alle riserve valutarie di Mosca all’estero, oltre allo stop selettivo a Swift.

Ma fra i consulenti regna ancora la prudenza. “I fatti attuali solo in modo molto limitato stanno dimostrando che le criptovalute possono essere una sorta di rifugio per i depositi bancari a rischio esproprio, blocco operativo o prelievo forzoso, in quanto viaggiano su canali esterni al circuito bancario. Così spiega al Sole 24 Ore Mario Allegra, responsabile investimenti Alfa ScfPer questo motivo manteniamo la nostra view distaccata sulle criptovalute, sia per motivi regolamentari che per incoerenza con la nostra filosofia di investimento. Alla base del nostro lavoro c’è la pianificazione finanziaria e il raggiungimento degli obiettivi finanziari del cliente, che non hanno nulla a che vedere con la speculazione».

Prudenza anche fra gli addetti ai lavori: «L’utilizzo del Bitcoin in Russia – aggiunge al Sole 24 Ore Davide Capoti, Ceo di Rocket Capital Investment – “come mezzo di pagamento per aggirare le sanzioni sullo Swift è un’ipotesi affascinante ma di difficile applicazione. La maggior parte delle cripto, per facilitare gli scambi giornalieri, dovrebbero poi essere convertite in valute fiat, e ad oggi, le stablecoin in dollari sono il principale cross di cambio utilizzato, quindi il problema non verrebbe superato. Il secondo motivo per cui è difficile questo processo è la sorveglianza sulle transazioni blockchain che è altissima. Se si muovono miliardi di dollari di controvalore su wallet insoliti, queste attività potrebbero essere facilmente tracciabili e le autorità internazionali interverrebbero chiedendo agli exchanges la blacklist dei wallet, soprattutto se riconducibili a Paesi o attività soggette a sanzioni».

Il quadro in evoluzione potrebbe potrebbe però avvantaggiare il rublo digitale. «Il 15 febbraio – conclude Capoti al quotidiano di economia e finanza – “pochi giorni prima dell’attacco all’Ucraina è stata conclusa la prima transazione in rubli digitali tra cittadini e banche aderenti al test, con l’intenzione di utilizzarlo in futuro per l’acquisto di beni e servizi».

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