Il caso – Imbarazzo in Regione: “Mandate gli infetti a curarsi nelle Rsa”. Ma l’assessore smentisce: “Non è così”
Una delibera, operativa ormai da tre settimane e precisamente dal 20 marzo scorso, sta creando imbarazzo in Regione Piemonte. Si tratta di un provvedimento finalizzato ad alleggerire la pressione negli ospedali e che autorizzerebbe il trasferimento di pazienti presso le residenze sanitarie assistenziali.
Ovviamente i pazienti devono essere inseriti in aree separate, con percorsi e spazi distinti rispetto agli anziani ospiti delle case di riposo. I pazienti indicati sarebbero quelli usciti dalla terapia intensiva, spostati per liberare posti letto negli ospedali.
Il caso è stato sollevato dal quotidiano La Stampa: a Torino sarebbero già 80 i positivi collocati in case di riposo: le strutture sono 730 in tutto il Piemonte e ospitano 30 mila anziani, spesso non autosufficienti e pluripatologici: una categoria colpita terribilmente dal coronavirus.
In attesa di un commento ufficiale della Regione Piemonte, sulla questione spinosa l’assessore Icardi ha risposto seccamente: “Non è andata così”, preannunciando una spiegazione più articolata sulla questione.
Anche in Lombardia un analogo provvedimento ha scatenato negli ultimi giorni dure polemiche. In questo caso, analoga ordinanza era stata firmata nei primi giorni di Marzo. Questo era stato il commento di Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, l’Unione nazionale delle istituzioni e iniziative di assistenza sociale:
“Non crediamo che possa essere possibile la volontà del vostro Assessorato di inserire pazienti COVID a bassa intensità assistenziale in nuclei di RSA occupandone un posto letto in una situazione di potenziale contatto con gli anziani non autosufficienti ivi ospitati – è la lettera inviata all’Assessore alla sanità – una scelta di questo genere sarebbe assolutamente contraria a qualsiasi forma di tutela sanitaria per una popolazione significativamente anziana (mediamente ultra ottantacinquenne) che, laddove si trovasse in una situazione di contagio, sarebbe esposta ad un rischio altissimo e ben più ampio di quello della media della popolazione italiana. […] assomiglierebbe a voler mettere un cerino in un pagliaio”.
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