
“Il Governo vuole far soffrire gli animali nei circhi” – Rinviato il divieto. L’accusa di Lav: “E’ sconcertante”

Il governo italiano ha deciso, per la terza volta, di rinviare l’entrata in vigore del divieto dell’uso di animali nei circhi, facendo slittare la scadenza al 31 dicembre 2026. La misura, contenuta in un disegno di legge di poche righe, ha scatenato dure reazioni da parte delle associazioni per i diritti degli animali, in particolare della LAV (Lega Anti Vivisezione), che ha definito la decisione “sconcertante” e “inaccettabile”.
Due mesi fa, il ministro della Cultura Alessandro Giuli aveva dichiarato pubblicamente che il decreto attuativo per bandire gli animali dai circhi sarebbe stato approvato a breve in Consiglio dei Ministri. Ma a parole non sono seguiti i fatti. Anzi, l’esecutivo ha fatto marcia indietro, presentando un nuovo rinvio, che rappresenta un ulteriore colpo alle speranze di vedere l’Italia allineata agli oltre 50 Paesi nel mondo che hanno già vietato questo tipo di spettacoli.
Le critiche della LAV
Il presidente della Lav, Gianluca Felicetti, ha denunciato quello che definisce “un tradimento della parola data” da parte del ministro Giuli e del sottosegretario Gianmarco Mazzi, che avevano risposto favorevolmente a un’interrogazione parlamentare promettendo tempi brevi per l’attuazione della legge-delega sullo spettacolo. Felicetti ha ricordato come questa legge richieda solo la firma del ministro per diventare operativa, ma che da oltre un anno si continuano a fissare scadenze e poi a rinviarle: “E’ sconcertante”.
Prossima tappa: il Parlamento
Ora il disegno di legge sul rinvio del divieto dovrà passare al vaglio del Parlamento. La LAV chiede ai deputati e ai senatori di bocciare la proposta, indipendentemente dalla collocazione politica, per rispettare gli impegni presi e la sensibilità crescente della popolazione sul tema della protezione degli animali esotici e selvatici usati per scopi di intrattenimento.
Intanto circa 2.000 animali in Italia continueranno a vivere nei circhi, costretti a esibirsi per il divertimento del pubblico, in condizioni che molte organizzazioni considerano non più accettabili in una società civile.