Il grande abbandono: perché nessuno vuole più diventare ingegnere o architetto – Crollo senza precedenti nelle abilitazioni professionali

01/12/2025

Nel 2024 ingegneri e architetti registrano un crollo senza precedenti nelle abilitazioni professionali. Il nuovo rapporto del Centro Studi del CNI mette in luce una situazione di forte arretramento: sempre meno laureati scelgono di affrontare l’Esame di Stato e di iscriversi agli Ordini, segnando un distacco ormai strutturale dal percorso della libera professione.

Tra gli ingegneri la diminuzione è particolarmente marcata: gli abilitati della sezione A si fermano a 4.229, poco più della metà rispetto al 2023. Anche gli ingegneri iunior subiscono una contrazione analoga, con appena 628 nuovi abilitati.

A prevalere sono i laureati dell’area civile-ambientale, mentre i professionisti dell’informazione continuano a mostrare scarso interesse verso l’iscrizione all’Albo. Sul piano territoriale si conferma la prevalenza degli atenei del Sud, mentre il Nord-Ovest arretra rispetto ai livelli record dell’anno precedente. Il Politecnico di Milano rimane la sede con il numero più alto di abilitati, seguito da Padova, Bologna e Torino.

Il quadro è ancor più severo per l’area architettonica: il numero di candidati all’Esame di Stato scende sotto quota tremila e gli abilitati si riducono a 1.558, circa la metà dell’anno precedente. Il calo coinvolge tutte le figure del settore — architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori — evidenziando una disaffezione diffusa.

Dai dati emerge una tendenza chiara: le nuove generazioni si allontanano dalla libera professione, scoraggiate da compensi poco competitivi, carichi amministrativi elevati e da un sistema ordinistico percepito come poco allineato alle dinamiche del mercato.

Una situazione che apre interrogativi sul rapporto tra formazione, Ordini professionali e mondo del lavoro, e su chi, in prospettiva, pagherà realmente il prezzo di questo progressivo svuotamento della professione tecnica.

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