03/05/2023

Politica

In Italia i sindacati sono ‘in mano’ a chi non lavora: la metà degli iscritti sono pensionati – Ecco le conseguenze

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In Italia i sindacati sono ‘in mano’ a chi non lavora: la metà degli iscritti sono pensionati. Ecco le conseguenze

Il nostro Paese, in Europa è l’unico in cui la maggior parte degli iscritti ai sindacati sono pensionati.

Il fenomeno è tipicamente italiano: da nessun’altra parte, infatti, i pensionati godono di una rappresentanza sindacale così forte.

In particolare, in Italia, i pensionati sono la maggioranza assoluta degli iscritti alla CGIL e alla CISL e un quarto di quelli della UIL (negli altri paesi i pensionati sono in media il 10/15 per cento.

Ma non è tutto: in Italia ogni grande confederazione sindacale, CGIL, CISL e UIL, ha un suo proprio sindacato dei pensionati, che prevede un segretario e un gruppo dirigente.

A cosa è dovuta una situazione così particolare nel nostro Paese? E soprattutto:  quali conseguenza ha avuto sui sindacati e sul loro rapporto con lo Stato?

Un’analisi del Post.it fa chiarezza si questi punti: “In uno studio del 1999, realizzato dal professor Bruno Chiarini e pubblicato sul British Journal of Industrial Relations, si nota come il periodo che ha visto il maggior numero di iscrizioni di pensionati ai sindacati è stato quello tra il 1980 e il 1996, quando la percentuale di pensionati passò dal 20 al 50 per cento in due dei tre grandi sindacati federali. Fu un periodo in cui raggiunsero l’età della pensione numerosi lavoratori dell’industria e della pubblica amministrazione che si erano formati durante il periodo dei durissimi confronti sindacali degli anni Sessanta e Settanta. «Questi lavoratori non erano passivi né abituati a delegare i loro interessi», scrive Chiarini. «Al contrario: un grosso numero di loro prendeva parte alle attività sindacali e, dopo la pensione, aveva ancora intenzione di partecipare al movimento sindacale».

“La prima grande infornata di pensionati sindacalizzati, quindi, fu dovuta al clima combattivo e alle scelte ideologiche di molti di loro – si legge ancora su Ilpost.it – ” Ma negli anni Ottanta la stagione delle grandi lotte sindacali terminò e le iscrizioni di lavoratori attivi al sindacato iniziarono a diminuire. Un nuovo meccanismo iniziò ad avere un ruolo determinante nel mantenere un alto numero di pensionati all’interno dei sindacati, un sistema che secondo Chiarini è ancora in funzione. Tramite i cosiddetti “patronati”, infatti, i sindacati offrono ai pensionati una serie di servizi utili a districarsi nella complicata burocrazia italiana. Per i loro servizi i sindacati ricevono un rimborso dallo Stato, oltre a un piccolo contributo da parte della persona che li richiede. Ma soprattutto, la fornitura di questi servizi rappresenta un efficace metodo di reclutamento di nuovi membri, in particolare tra i più anziani, visto che è richiesta più o meno esplicitamente l’iscrizione al sindacato.

Naturalmente così facendo i nuovi iscritti risultano meno motivati e dedicati alla causa sindacale rispetto a quelli che si iscrivevano trent’anni fa per ragioni ideologiche: è la differenza tra iscriversi a un’associazione perché se ne condivide in tutto e per tutto la missione oppure farlo per trarne un vantaggio pratico. I risultati di questo cambiamento si sono visti quando in anni recenti i leader dei sindacati dei pensionati hanno tentato di candidarsi in politica”.

Marco Bentivogli, ex segretario dei metalmeccanici della CISL, ha tentato di inquadrare il problema: «Non è tanto il peso dei pensionati a schiacciare il sindacato sulle posizioni dei più anziani: è il fatto che i sindacati hanno ancora difficoltà a rappresentare tutto ciò che è nuovo nel mondo del lavoro: i giovani con le loro fragili forme contrattuali sono spesso fuori dalla nostra rappresentanza. Alla povertà generazionale non si può offrire paternalismo statale o quello familiare. Bisogna fare uno sforzo maggiore, cercare di bilanciare gli interessi di chi è dentro la rappresentanza e di chi è rimasto fuori».

E il futuro? La situazione non è destinata a cambiare  di molto, nei prossimi anni.

Infatti i giovani persistono a non riconoscersi nei sindacati. Parallelamente  i sindacati continuano ad avere difficoltà a rappresentare le loro istanze.

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