In Piemonte troppe donne fra gli psicologi (85%) – Arrivano le “quote blu” . La svolta

11/02/2025

Negli ultimi anni, il principio dell’equilibrio di genere ha assunto un ruolo sempre più centrale nella riorganizzazione delle professioni, e ora si assiste a un cambiamento significativo nel settore della psicologia. Se in passato si parlava di “quote rosa” per favorire una maggiore presenza femminile in ambiti lavorativi tradizionalmente maschili, oggi si introduce un concetto opposto: le “quote blu”, pensate per garantire una rappresentanza minima degli uomini in un campo a prevalenza femminile.

Nel settore della psicologia, infatti, la presenza maschile è estremamente ridotta. A livello nazionale, su un totale di 164.805 psicologi iscritti all’Ordine, solo 23.078 sono uomini, pari al 16,28%, mentre le donne rappresentano l’83,72%. La situazione è simile nelle varie regioni italiane: in Piemonte, l’85% dei professionisti del settore è donna, mentre nel Lazio la percentuale femminile è dell’82,45%, lasciando agli uomini solo il 17,55%.

Per riequilibrare questa disparità, il Ministero della Salute ha introdotto una nuova normativa, stabilendo che almeno il 20% dei candidati e delle preferenze espresse nelle elezioni degli Ordini regionali degli Psicologi debba essere destinato agli uomini. Ciò significa che, nel caso in cui un elettore voti per 9 candidati, almeno 2 di questi devono essere uomini, altrimenti la scheda verrà considerata nulla.

L’applicazione di questa regola ha già suscitato dibattiti e reazioni contrastanti, specialmente in Piemonte, dove il Consiglio dell’Ordine si è recentemente rinnovato. Giancarlo Marenco, presidente uscente dell’Ordine piemontese, ha chiarito che non si tratta di una decisione autonoma dell’Ordine, ma di un regolamento imposto a livello ministeriale per garantire una rappresentanza di genere più equilibrata. Secondo il Ministero, infatti, laddove vi sia una sproporzione significativa tra i due sessi, è necessario un intervento per riequilibrare la situazione e garantire che anche gli uomini possano avere un’adeguata voce nel settore.

Questa novità segna un cambiamento significativo nella regolamentazione delle professioni sanitarie e pone l’attenzione su un fenomeno in crescita: la necessità di garantire la diversità e la rappresentanza di genere in tutti gli ambiti lavorativi, indipendentemente dal fatto che siano dominati da uomini o da donne

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