
L’ultimo saluto al Brigadiere Capo Carlo Legrottaglie, ucciso nel suo ultimo giorno di lavoro: “Addio ad uno dei volti migliori delle nostre Forze Armate”

L’ultimo saluto al Brigadiere Capo Carlo Legrottaglie, ucciso nel suo ultimo giorno di lavoro.
Una folla commossa si è riunita per dare l’estremo saluto al Brigadiere Capo dei Carabinieri, un uomo di 59 anni che ha perso la vita a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, durante un’azione di servizio a pochi giorni dalla meritata pensione. Il militare è stato ucciso giovedì scorso, nel corso di un inseguimento a piedi che si è concluso tragicamente in uno scontro a fuoco con due individui in fuga.
Alla cerimonia erano presenti autorità civili e militari, tra cui anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto manifestare personalmente la propria vicinanza alla famiglia dell’uomo, abbracciando i suoi cari prima e dopo la funzione religiosa.
Il brigadiere risiedeva a Ostuni, insieme alla moglie e alle due figlie gemelle di appena 15 anni. La comunità, sconvolta dal dolore, ha voluto stringersi attorno ai suoi familiari, partecipando in massa alla commemorazione.
“Gli ultimi giorni di servizio di un dipendente pubblico, di solito, sono giorni di saluti, di pacche sulle spalle, di bilanci e di preparativi per una nuova vita – ha commentato commosso il Ministro della Difesa Guido Crosetto – ” Per il Brigadiere Capo Carlo Legrottaglie, purtroppo quel giorno è stato diverso. Non è rimasto in ufficio a sistemare documenti. Non si è concesso una pausa. Carlo sarebbe andato in pensione a luglio. Il conto alla rovescia era iniziato. Qualche giorno di licenza e poi via, verso la pensione. Ma Carlo non ha contato i giorni, perché per i servitori dello Stato ciò che conta è il dovere che deriva dal giuramento, dall’uniforme. Perché quella, lui, non l’ha mai indossata per abitudine. Carlo è uscito in pattuglia, come in ogni altro giorno della sua carriera, è salito sulla ‘gazzella’, per fare semplicemente il suo dovere.
Aveva 59 anni, una moglie, due splendide figlie. Una vita al servizio degli altri. Come giovedì, quando è intervenuto, ancora una volta. C’era un’auto sospetta. Poteva fare finta di niente o fare il proprio dovere. Non ha voltato lo sguardo. Non ha avuto dubbi, come sempre. Ed è caduto da Uomo dello Stato. Carlo non è un eroe da copertina. È molto di più! Carlo era, è e sarà uno dei volti migliori delle nostre Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri. È l’esempio che servire significa essere fedeli ogni giorno al Paese e al giuramento, non a parole, ma nei fatti. E lo è stato fino all’estremo sacrificio. Anche quando, forse, nessuno glielo avrebbe più chiesto. Alla sua famiglia non posso offrire parole che leniscano il dolore. A nome mio e della Difesa posso solo fare una promessa, solenne: la famiglia di Carlo sarà anche la nostra famiglia. Come lo sono per noi tutte le famiglie di coloro che hanno sacrificato la vita servendo l’Italia in uniforme. Oggi a rendergli onore a fianco del nostro Presidente Sergio Mattarella, che ringrazio per la sua costante vicinanza, c’era idealmente tutta la Repubblica, tutto lo Stato. Uno Stato che si inchina di fronte alla sua memoria, e ne custodirà per sempre il ricordo e l’esempio. A Dio, Carlo”.