22/07/2018

Cronaca

“Marchionne in condizioni irreversibili” – Elkann “E’ stato il miglior manager che potessimo avere”

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“Il miglior amministratore che si potesse desiderare”. Con queste parole John Elkann ha descritto il ruolo fondamentale di Sergio Marchionne per il suo gruppo, in una lettera rivolta a tutti i dipendenti dopo la nomina di Mike Manley nuovo Ad della società.
Le condizioni di Marchionne sono gravissime. Dal 27 giugno, non è più uscito dall’Universitätsspital , la clinica universitaria poco distante dal centro di Zurigo dove è stato ricoverato per un intervento chirurgico alla spalla destra. Le voci parlano di una malattia oncologica grave, ma l’ospedale svizzero si trincera dietro un silenzio stampa come da sua tradizione.
Ora Marchionne si trova ricoverato in terapia intensiva nella clinica di Rämistrasse in condizioni definite “irreversibili”.
Questo uno stralcio della lunga lettera che John Elkann ha inviato ai dipendenti Fca dopo la nomina di Mike Manley come nuovo ad della società.

“Care colleghe, cari colleghi,

questa è senza dubbio la lettera più difficile che abbia mai scritto.

È con profonda tristezza che vi devo dire che le condizioni del nostro amministratore delegato, Sergio Marchionne, che di recente si è sottoposto a un intervento chirurgico, sono purtroppo peggiorate nelle ultime ore e non gli permetteranno di rientrare in Fca. Negli ultimi 14 anni, prima in Fiat, poi in Chrysler e infine in Fca, Sergio è stato il miglior amministratore delegato che si potesse desiderare e, per me, un vero e proprio mentore, un collega e un caro amico.

Ci siamo conosciuti in uno dei momenti più bui nella storia della Fiat ed è stato grazie al suo intelletto, alla sua perseveranza e alla sua leadership se siamo riusciti a salvare l’azienda. Sergio ha anche realizzato un incredibile turnaround in Chrysler e, grazie al suo coraggio nel lavorare all’integrazione culturale tra le due aziende, ha posto le basi per un futuro migliore e più sicuro per noi tutti. Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per aver reso possibile ciò che pareva impossibile.

Ma come lui stesso ha detto più volte: «Il vero valore di un leader non si misura da quello che ha ottenuto durante la carriera ma da quello che ha dato. Non si misura dai risultati che raggiunge, ma da ciò che è in grado di lasciare dopo di sé».

Fin dal nostro primo incontro, quando parlammo della possibilità che prendesse le redini della Fiat, ciò che mi ha veramente colpito di lui, al di là delle capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, sono state le sue qualità umane. Qualità che gli ho visto negli occhi, nel modo di fare, nella capacità di capire le persone.

Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo. Ci ha sempre spinti ad imparare, a crescere e a puntare in alto – spesso andando oltre i nostri stessi limiti – ed è sempre stato il primo a mettersi in gioco. L’eredità che ci lascia parla di ciò che è stato davvero importante per lui: la ricerca dell’eccellenza, l’idea che esiste sempre la possibilità di migliorare.

I suoi insegnamenti, l’esortazione a non accettare mai nulla passivamente, a non essere soddisfatto della mera sufficienza sono ormai parte integrante della nostra cultura in Fca: una cultura che ci spinge ad alzare sempre l’asticella e a non accontentarci mai della mediocrità.

La definizione che Sergio ci ha dato della parola leader è valida oggi più che mai. Quello che conta davvero è il tipo di cultura che un leader lascia a chi viene dopo di lui. Il miglior modo per giudicarlo è attraverso ciò che l’organizzazione fa dopo di lui.

Questo è solo uno dei tanti esempi di quanto Sergio fosse un leader vero e molto raro”.

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