
Nuovo tetto al contante e imposta di bollo. Ecco cosa cambia in Italia: le novità
Nel dibattito sulla legge di bilancio 2026 è tornata d’attualità la questione del limite ai pagamenti in contanti, uno strumento tradizionalmente utilizzato per contrastare riciclaggio, evasione fiscale e criminalità organizzata. In Italia la regolamentazione sul contante esiste da oltre trent’anni: introdotta nel 1991 con una soglia di 20 milioni di lire, è stata modificata più volte nel corso dei decenni, alternando fasi di irrigidimento e di allentamento. Dopo il passaggio all’euro, il tetto è sceso progressivamente fino a 1.000 euro nel 2011, per poi risalire a 3.000 nel 2016 e tornare a ridursi durante gli anni della pandemia. Dal 2023, con il decreto Aiuti quater, il limite è stato nuovamente portato a 5.000 euro.
Oggi la maggioranza valuta un ulteriore ampliamento, seppur indiretto: un emendamento propone l’introduzione di un’imposta di bollo da 500 euro sui pagamenti in contanti compresi tra 5.001 e 10.000 euro. In questo modo, senza eliminare formalmente il tetto, si amplierebbe la possibilità di usare il cash, rendendolo però più oneroso. La proposta ha trovato aperture anche da parte della Lega.
Il quadro europeo resta molto variegato. In diversi Paesi, come Germania, Austria o Paesi Bassi, non esistono limiti rigidi all’uso del contante, ma sono previsti obblighi di tracciabilità e segnalazione oltre determinate soglie. Al contrario, Stati come Francia, Spagna e Grecia applicano tetti molto bassi, rispettivamente di 1.000 e 500 euro. Altri ancora fissano soglie intermedie o elevate, che possono arrivare fino a 15.000 euro.
Per superare questa frammentazione, l’Unione europea ha approvato nel 2024 un regolamento che stabilisce un limite massimo uniforme di 10.000 euro per i pagamenti in contanti, valido dal luglio 2027. Gli Stati potranno comunque mantenere soglie più restrittive. La norma riguarderà anche i professionisti, mentre resteranno esclusi i trasferimenti tra privati non legati ad attività economiche. L’obiettivo è rendere più omogeneo il sistema europeo, lasciando però spazio alle scelte nazionali.