27/12/2020
Politica
Recovery Fund – Sei donne (ministre) gestiranno oltre 100 miliardi: fra loro la torinese Pisano
Recovery Fund al femminile: per la prima volta nella storia italiana sarà un gruppo di donne a disporre di una quantità di denaro così ingente per il Paese: si calcola che circa la metà dei 209 miliardi in arrivo da Bruxelles saranno destinati a sei ministeri del governo Conte, guidati da sei ministre.
Sono: Paola De Micheli alle Infrastrutture, Nunzia Catalfo al Lavoro, Elena Bonetti alle Pari Opportunità e alla Famiglia, Fabiana Dadone alla Pubblica amministrazione, Paola Pisano all’Innovazione tecnologica e Teresa Bellanova alle politiche agricole (tutto questo al netto di possibili futuri rimpasti di governo).
“Su cento miliardi – Maria Latella sulincmagazine.it – “una buona fetta andranno al Ministero di Paola De Micheli, tra opere ferroviarie, alta velocità, piano nazionale per la qualità dell’abitare, etc. La ministra punta a ricucire le diseguaglianze infrastrutturali tra Nord e Sud e la cifra cui avrebbe diritto il suo ministero si aggira sui 65 miliardi”.
Occhi puntati anche su Nunzia Catalfo ed Elena Bonetti:
“La pandemia lascia senza lavoro donne e giovani che già prima del Covid non se la passavano bene – aggiunge l’analista politica Maria Latella – “ L’occupazione femminile è scesa al 48,4%. Una donna su quattro lascia il lavoro alla nascita del primo figlio e – qui entra in campo la ministra della famiglia e delle Pari opportunità Elena Bonetti – mentre in Europa le madri possono contare su asili nido, in Italia non hanno questa risorsa: solo il 24% rispetto al 33% europeo”.
Una nuova spinta al Paese dovrà arrivare inoltre dalla cultura digitale e dal ministero guidato dalla torinese Pisano.
“Circa il 20% del fondo Next Generation Eu – spiega Latella – “sarà destinato proprio all’educazione dei nuovi lavoratori, uomini e donne, e alla formazione di chi un lavoro ce l’ha già. Per esempio nella Pa la cui titolare, Fabiana Dadone, dovrebbe appunto gestire digitalizzazione della Pa, formazione, lavoro agile. Alla ministra delle politiche agricole Bellanova toccheranno infine dieci miliardi per una vasta serie di progetti che dovrebbero aiutare la competitività italiana e lo sviluppo dell’agricoltura in direzione della green economy”.
Ma, ministre a parte, cosa potrà cambiare per le donne italiane che potrebbero beneficiare del Recovery Fund?
“L’eurodeputata Alexandra Geese – aggiunge Latella – “ ha analizzato l’impatto di genere sui fondi che dovrebbero arrivare da Bruxelles, concludendo che i soldi andranno soprattutto a settori dove sono occupati più uomini che donne (trasporti, infrastrutture) mentre la pandemia ha devastato l’occupazione nel turismo, nei servizi, nei settori relazionali, nel commercio. Là dove molte piccole e piccolissime imprenditrici avevano trovato uno sbocco professionale. Per questo un gruppo di economiste ha fondato il movimento “Il giusto mezzo” che si propone di sottolineare come a una crisi economica straordinaria non si possa rispondere con misure tradizionali.
L’Italia dopo la pandemia ha visto ulteriormente diminuire la popolazione e, come si diceva, ha visto aumentare la disoccupazione femminile, a fronte di un carico di lavoro di cura non retribuito. La mancata crescita è frutto anche di questa visione vecchia di un Paese che lascia le donne a casa perché provvedano da sole ai figli e agli anziani, mentre quelle stesse donne, dividendo la cura familiare con il partner ed essendo aiutate da Stato e aziende, potrebbero contribuire e produrre ricchezza a beneficio dell’intero Paese – conclude la commentatrice politica – “Sarebbe ora di alleggerire il peso che grava sulle spalle delle donne, defiscalizzare sul serio collaboratori domestici, badanti e babysitter per esempio. E lasciare che i cento miliardi da far gestire alle sei ministre servano davvero a liberare le energie congelate di un pezzo d’Italia”.
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