18/11/2020

Cronaca

Revenge Porn a Torino: l’assurdo licenziamento della maestra, vittima due volte

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“Quando accade una cosa del genere perdi la tua innocenza rispetto alla vita”, sono le parole di una delle tante vittime di ‘revenge porn’ o pornografia non consensuale, ossia la diffusione (quasi sempre in rete) di immagini o video intimi senza il consenso dei protagonisti.

Il fenomeno è in preoccupante ascesa e le vittime dell’odiosa e drammatica forma di persecuzione sono quasi sempre le donne.

Questa tipologia di reato è dilagata negli ultimi mesi: l’obbligo di restare a casa ha amplificato l’utilizzo di strumenti come Zoom o Skype. E prolificano le occasioni per commettere questo nuovo genere di abusi.

Un recente studio indica che sono circa 9 milioni le ragazze che hanno subìto una qualche forma di violenza online prima dei 15 anni in Europa. Numeri allarmanti per un reato punito in modo molto diverso da un paese all’altro .
In Italia la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate prevede fino a 6 anni di carcere e una multa dai 5mila ai 15mila euro (la legge è del 2019).

Il pericolo, per chi ha inviato immagini o video intimi, sale alle stelle quando una relazione si conclude.

E se fino a poco tempo fa, ha dichiarato il procuratore aggiunto Cesare Parodi al quotidiano Repubblica  “ la vendetta si consumava più spesso con la violazione delle password e dei profili, oggi sempre più sovente arrivano in procura denunce di episodi di revenge porn”.

E’ di pochi giorni fa il particolare caso che ha visto protagonista, suo malgrado, una maestra d’asilo torinese: il suo video hard inviato al fidanzato, è stato in seguito diffuso dal ragazzo in una chat di amici al termine della loro relazione.

Quindi il  salto dalla chat di calcetto alla diffusione in rete (virale) del video si è compiuto in tempi brevissimi.

Oltre agli evidenti danni alla vittima, il caso ha scaturito effetti al limite del paradossale. La ragazza, vittima dell’abuso, ha dovuto anche far fronte ad una serie di attacchi arrivati da persone a lei vicine.

La moglie di un amico dell’ex fidanzato ha riconosciuto la donna nelle immagini esplicite (la ragazza, infatti è la maestra di suo figlio): l’ha minacciata, quindi ha contattato la direttrice della scuola materna.
L’accerchiamento, inspiegabile, ai danni della maestra ha portato al suo licenziamento, deciso dalla direttrice scolastica. Dopo il danno, una gravissima beffa: la maestra è stata doppiamente vittima.

La ragazza ha sicuramente peccato di ‘leggerezza’ per aver inviato un video hard sul quale non aveva più il controllo. Ma è certamente lei la parte lesa della situazione. Oltre ad aver visto violata la propria intimità, ha dovuto affrontare anche le minacce di una conoscente e la perdita del posto di lavoro.

La ragazza ha subito presentato ricorso contro il provvedimento della dirigente scolastica, che è stata inoltre denunciata dalla vittima: ora dovrà rispondere di diffamazione. Insomma, si è trattato di un caso particolarmente odioso e intricato.

E il responsabile della diffusione del video?
Il ragazzo che ha pubblicato le immagini sulla chat se l’è ‘cavata’ con una condanna ad un anno di lavori socialmente utili, per otto ore alla settimana, senza pause stagionali.

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