“Stefano l’ho sgozzato io, l’ho fatto senza una ragione” – Confessione choc di Said, killer dei Murazzi

01/04/2019

Un ragazzo di 27 anni ha tolto la vita a Stefano Leo, senza un motivo preciso, solo per una forte disperazione che covava dentro, sfociata in un raptus.

La confessione di Said Machaouat, italiano di chiare origini marocchine e killer dei Murazzi è agghiacciante. Si tratta di giovane con problemi in famiglia: una crisi coniugale alle spalle, e un recente passato di disperazione, condotto a bivaccare in mezzo alla strada o a cercare ripari di fortuna a casa di amici.

Poi, la mattina del 23 febbraio, il gesto totalmente folle ai Murazzi. Said si scaglia contro Stefano, che si recava come ogni mattina al lavoro, e lo ha sgozzato brutalmente, alle spalle.
Dopo la tragedia seguono settimane di indagini dei carabinieri: si analizzano fotogrammi delle telecamere di videosorveglianza. Gli investigatori seguono le piste più disparate: omicidio per motivi sentimentali, per questioni di droga. Si scava nel passato di Stefano Leo ma Stefano non ha nemici, non ci spiega quale ragione abbia portato alla sua uccisione.
I famigliari chiedono aiuto ai residenti per risalire al killer, chiedono agli abitanti del quartiere di sforzarsi di ricordare persone sospette che viste sul quel tratto di Lungo Po.

Quindi ieri sera. La clamorosa svolta sul caso: Said Machaouat si presenta in questura e confessa di aver ucciso il giovane commesso biellese.

E non si tratterebbe della confessione di un megalomane come già accaduto alcune settimane fa. Le sue parole sono infatti ritenute attendibili: i dettagli sono coerenti, il 27enne ha fatto inoltre ritrovare un’arma compatibile con quella del delitto, secondo un primo esame.

L’aveva nascosta in una cassetta di derivazione dell’Enel in piazza d’Armi, dalla parte opposta della città rispetto al delitto.

Il 27 enne si è presentato spontaneamente in questura. Avvisati subito i carabinieri titolari dell’inchiesta e i pm Ciro Santoriello e Enzo Bucarelli, Said è stato interrogato negli uffici del comando provinciale di via Valfrè.
Quindi la rivelazione della verità agghiacciante: nessun motivo lo ha portato ad uccidere Stefano. Il suo gesto è stato dettato da un raptus, l’incontro fra i due totalmente casuale.

A Said, seguito dai servizi sociali, è stata negata la possibilità di vedere i figli. La disperazione e le psicosi seguenti sono forse le cause che lo hanno portato ad un gesto inconsulto, sfociato nella tragedia.

Ma le indagini dei carabinieri continuano per trovare di ulteriori elementi di riscontro al delitto e per chiarire ulteriormente il movente che per adesso lascia esterrefatti.

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