12/12/2022

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Terremoto Juventus – “Ecco il ‘golpe’ di Elkann per tagliare Agnelli dal club bianconero”

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Terremoto Juventus – “Ecco il ‘golpe’ di Elkann per tagliare Agnelli dal club bianconero”.

“Il terremoto nel Cda bianconero è la seconda guerra di successione fra gli eredi dell’Avvocato. Dietro ci sono le manovre spregiudicate delle donne di John nel board”. Sono le parole di Gigi Moncalvo, autore del libro “Agnelli Coltelli”, intervistato per Tpi da Luca Telese:

«Metà dei grandi quotidiani italiani, un settimanale, tre radio nazionali e svariati giornali locali, oggi, sono di proprietà di Exor, cioè degli Elkann. Inutile ricordare che l’inchiesta di Torino è molto difficile da raccontare, se poi l’oggetto delle indagini e i reati contestati riguardano una società del tuo editore» -esordisce Gigi Moncalvo.

Nei 5 libri dedicati da Moncalvo alla famiglia Agnelli sono raccontati “intrighi di famiglia, guerre di successone sanguinarie, faide cannibalistiche che si sono combattute  negli ultimi anni”.

«C’è un’autocensura dilagante in questo Paese! Non solo perché John Elkann possiede direttamente i giornali che abbiamo ricordato. Ma anche perché è sempre lui uno dei principali investitori pubblicitari della televisione italiana pubblica e commerciale, attraverso la Fiat, oggi Stellantis».

Prendi la vicenda dell’inchiesta di Torino – aggiunge Moncalvo, nell’intervista a Telese – ” Le parole più sgradevoli scompaiono dagli articoli, non si parla mai di “falso in bilancio”, per dire, si fanno titoli alla camomilla, anche quando nei pezzi ci sono notizie esplosive. Dopo la guerra con cui John Elkann ha scalzato il suo non molto amato cugino Andrea, è nato un “governo tecnico”, per guidare la società nella tempesta, un governo di salute pubblica societaria molto simile a quelli che hanno commissariato l’Italia negli I giornali mainstream stanno trattando la vicenda coi guanti. Offro 30mila euro a qualsiasi giornalista del gruppo Gedi che citerà il mio libro ultimi anni».

Riportiamo alcuni passi rilevanti dell’intervista del giornalista Telese per Tpi:

Perché, secondo la tua ricostruzione, le donne di Elkann, con in testa Suzanne Heywood, hanno dimissionato il Cda di Andrea?

«Perché quello, per quanto brutale, era l’unico modo in cui gli Elkann potevano salvare la società e riprenderne il controllo».

Perché si è rotto il patto di alleanza tra John Elkann e Andrea Agnelli?

«A dire il vero questo rapporto non c’è mai stato, neanche in passato».

No?
«John è nipote dell’avvocato Gianni Agnelli, che è stato l’ultimo vero monarca della Fiat, anche se non porta il suo cognome».

Mentre Andrea…

«Ha il cognome della dinastia, anche se discende da un ramo per così dire “cadetto”, quello di Umberto. Ma lui è “un Agnelli”».

Però gli Elkann affidarono la Juve al cugino cadetto…

«Secondo me no: subirono quella scelta, che nel momento della successione era difficile da contrastare, pena il rischio che saltasse tutto l’equilibrio su cui si reggeva l’accordo».

Non gli andava bene Andrea?
«Bisogna ricordare che in quegli anni gli Elkann erano ancora impegnati a scalare Exor, e a guadagnare potere in Fiat, sia pure sotto la tutela carismatica di Sergio Marchionne. Non erano forti come oggi».

Forti con il cugino o in società?

«Su entrambi i fronti. Non dimentichiamo i soldi pompati nella Juve in questi anni per salvarla dal collasso».

John però aveva avuto modo di mettere il naso in casa Juve, prima di Andrea.

«E si era ritrovato a gestire una catastrofe: la presidenza Blanc, la retrocessione. Due scudetti cancellati dalla giustizia sportiva».

La Juventus vale 500 milioni di euro, non è nulla – in proporzione – rispetto al patrimonio di Exor.

«Qui i fatturati non contano. Come tutti sanno, il problema non è economico: è un fiore all’occhiello che offre lustro, potere mediatico e visibilità in tutto il mondo».

Quindi questo assetto era una sorta di riscatto del “ramo cadetto”?
«Esatto. Umberto, malgrado il suo potere finanziario, è sempre stato il fratello in ombra della famiglia, un uomo nell’angolo. Il grande tessitore Enrico Cuccia, signore di Mediobanca, aveva suggerito all’Avvocato il nome di Cesare Romiti. Un suggerimento a cui lui non poteva dire di no».

E chi ha comandato davvero nel passaggio di potere tra le generazioni alla morte dell’Avvocato?
«I due demiurghi del gruppo erano Gabetti e Grande Stevens. Hanno perpetuato il loro potere attraverso gli Elkann».

Stevens è ancora vivo.

«Ed è ancora il grande tessitore del gruppo. Ma non chiamarlo così: all’anagrafe quel secondo cognome non c’è».

No?
«No. Anche solo leggendo i necrologi si può notare che la figlia firma sempre con un cognome solo».

Quando inizia davvero la storia che deflagra in queste ore?

«Nel 2004, quando Margherita ha cominciato a scalpitare, ed esplode nel 2007, quando decide di denunciare la più grande evasione fiscale della storia d’Italia, quella sulla successione dell’Avvocato. E soprattutto quando entra in guerra – poi ricambiata – con i suoi figli».

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