Torino, Allarme industria. Api: “E’ la crisi peggiore degli ultimi decenni, peggio dell’epoca Covid. A rischio interi comparti”

16/12/2024

Industria, Api: “La crisi peggiore degli ultimi decenni. A rischio interi comparti”
L’industria torinese sta attraversando una crisi senza precedenti che, secondo Fabrizio Cellino, presidente di API Torino, è persino più grave di quella dell’epoca Covid.

Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi dell’Associazione, la situazione non è semplicemente congiunturale, ma strutturale, e le prospettive per il futuro sono estremamente negative. Interi settori, come la manifattura e l’automotive, rischiano di scomparire, con conseguenze devastanti sul piano occupazionale e tecnologico.

“Non è esagerato pensare che di fronte a dati di questo genere le prospettive dell’industria a Torino, e in particolare di quella manifatturiera, siano davvero ridotte ai minimi termini. Non siamo davanti ad una crisi congiunturale ma strutturale, della quale, tra l’altro, non si vede la fine. E’ peggio che all’epoca del Covid”. E’ il primo commento di Fabrizio Cellino – Presidente API Torino – di fronte ai dati dell’ultima analisi congiunturale dell’Ufficio Studi dell’Associazione.

Cellino aggiunge: “E’ evidente che con dati di questo genere accanto a progetti di medio-lungo termine servono interventi rapidi e decisi. Per l’automotive e la manifattura in particolare, serve un piano simile al PNRR. Occorre piena consapevolezza e responsabilità da parte di tutti: non ci possono essere divisioni tra destra e sinistra, tra grandi e piccole imprese”.

Una crisi strutturale e non temporanea
Cellino sottolinea che l’industria locale si trova in una fase critica che richiede interventi immediati e di lungo periodo. Non basta agire con misure ordinarie: è necessario un piano d’azione paragonabile al PNRR per affrontare la portata del problema. Tra le soluzioni proposte vi sono:

Moratoria sugli interessi per investimenti green.
Riduzione del cuneo fiscale.
Ricapitalizzazione delle imprese.
Rifinanziamento dei contratti di sviluppo.
Revisione delle regole sugli ammortizzatori sociali.
Inoltre, Cellino chiede agevolazioni fiscali, come la deducibilità completa degli interessi passivi per l’IRAP, e contributi per chi ha effettuato investimenti dopo il Covid, al fine di mitigare l’impatto della crisi.

Un futuro incerto per l’industria locale
Fabio Schena, responsabile dell’Ufficio Studi, evidenzia come la crisi in atto non sia paragonabile ai cicli recessivi del passato. La manifattura europea sta attraversando una crisi d’identità che si riflette nella perdita di competitività. Le previsioni per i primi sei mesi del 2025 sono allarmanti:

Circa il 50% delle aziende prevede ulteriori cali di produzione, ordini e fatturato.
Il 58,2% delle imprese anticipa una riduzione nei livelli produttivi, già molto bassi.
Gli imprenditori mostrano una fiducia negativa, con un saldo di ottimisti-pessimisti pari a -28,1%.
Le filiere più colpite risultano essere quelle della mobilità, dell’industria e delle costruzioni, con saldi negativi rispettivamente del -47,3%, -52,9% e -37,5%. Solo il 31,9% delle imprese pianifica nuovi investimenti, e si prevede un aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali fino al 37,2%.

Il bilancio negativo del 2024
I dati del 2024 hanno già mostrato segnali preoccupanti:

Nel secondo semestre, oltre il 50% delle imprese ha registrato cali di ordini, fatturato e produzione.
Il saldo degli ordini è sceso a -27,6%, mentre quello del fatturato è peggiorato a -28,2%.
La produzione è crollata ulteriormente, con un saldo di -43,6%: solo il 19,2% delle aziende ha visto un incremento, mentre il 62,8% ha subito una contrazione.
Anche gli investimenti hanno continuato a ridursi per tutto il 2024.
Un appello all’unità

Cellino ha concluso il suo intervento con un appello alla collaborazione tra tutte le parti coinvolte: istituzioni, imprese grandi e piccole, e forze politiche, indipendentemente dalle ideologie. Soltanto attraverso azioni mirate e coordinate sarà possibile evitare la perdita di interi comparti industriali e salvaguardare il patrimonio umano e tecnologico di Torino.

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