
Torino- Condannato il gioielliere che uccise due rapinatori: “Sono io la vera vittima”
La vicenda giudiziaria che vede coinvolto il gioielliere Mario Roggero si conclude in secondo grado con una pena ridotta: la Corte d’assise d’appello gli ha inflitto quattordici anni e nove mesi, rispetto ai diciassette stabiliti in primo grado. L’uomo, 72 anni, era accusato di aver ucciso due dei tre rapinatori che il 28 aprile 2021 entrarono armati nella sua gioielleria di Grinzane Cavour, ferendo anche il terzo complice, poi condannato con patteggiamento.
All’uscita dall’aula, Roggero ha commentato il verdetto: “È difficile dire se rifarei tutto… Farò ricorso in Cassazione. Se i giudici avessero avuto coraggio, mi avrebbero assolto… le vere vittime siamo noi”. Nelle settimane precedenti, la procura generale aveva sollecitato la conferma della condanna iniziale, escludendo la legittima difesa.
Prima della decisione, l’imputato ha parlato a lungo ai giudici senza mai presentare scuse alle famiglie coinvolte. Ha ricordato i precedenti episodi subiti dal suo negozio – «cinque furti con spaccate» – descrivendo lo stato di paura accumulato nel tempo. Secondo Roggero, confermare la pena piena sarebbe stato equivalente a un “ergastolo” dato che, a suo dire, aveva agito per tutelare sé e la moglie, minacciati durante la rapina.
La dinamica dei fatti resta però centrale nel giudizio: Roggero ha utilizzato la pistola che custodiva da anni nel negozio, esplodendo i colpi all’esterno dell’attività mentre i rapinatori stavano cercando di fuggire.
Così riporta Adnkronos: “Roggero è arrivato alla rapina dell’aprile 2021: “Dopo mille difficoltà economiche e circa due anni di chiusura per l’emergenza Covid eravamo riusciti a riaprire il negozio e quando i rapinatori, entrati in negozio, hanno minacciato mia figlia e mia moglie mentre io ero dietro in laboratorio, immaginate il terrore, la disperazione e memore della rapina di sei anni prima ho pensato ‘Cristo, di nuovo”, e ha poi aggiunto: “Gravissime inesattezze sono state dette e scritte nei miei confronti e determinato la mia condanna in prima grado, a 17 anni di carcere, praticamente l’ergastolo per una persona di quasi 72 anni e questo solo per aver difeso la mia famiglia e me stesso”. Raccontando l’accaduto, Roggero ha proseguito: “nella colluttazione i rapinatori hanno perso la mascherina mostrando i loro volti e questo mi ha spaventato ulteriormente perché erano diventati riconoscibili”. E ancora: “Mazzarino mi ha puntato la pistola urlando ‘Ti sparo, ti ammazzo’ mentre Spinelli, secondo il suo racconto “si è fatto riconsegnare la pistola e me l’ha puntata in fronte dicendo che avrebbe sparato se non consegnavo la merce e ha subito cominciando a fare il conto alla rovescia”.
A quel punto Roggero ha riferito di essersi ricordato di avere nel cassetto sotto la cassa una pistola. “Erano attimi concitati – ha detto – e ho temuto che avessero preso mia moglie, dai video che poi ci hanno fatto vedere mi contestano che si vede mia moglie passarmi accanto. Io non ricordo di averla vista. Durante momenti di profondo terrore il cervello può anche non registrare”.
“Arrivato vicino all’auto sparo un colpo sulla portiera allo scopo di spaventarli, temendo che dentro l’auto potesse esserci anche mia moglie, mai avrei sparato ad altezza d’uomo – ha proseguito Roggero, continuando – Spinelli mi punta l’arma in faccia, ero terrorizzato, ho esploso il colpo per salvarmi la vita, pensavo che ci fossimo sparati contemporaneamente, non riuscivo a capire se avesse sparato anche lui. Senza alcuna intenzione di uccidere ma solo per non essere ucciso, lo colpisco sopra la natica destra. Poi esplodo un altro colpo nei confronti di Mazzarino, colpendolo più o meno nello stesso punto, ma nella concitazione lui si muove, si accovaccia, e il proiettile finisce sopra la spalla destra. Quanto all’ultimo rapinatore pensavo che anche lui fosse armato”, ha concluso invocando ancora una volta, come in primo grado la legittima difesa”.