
Torino – Dal Politecnico una ricerca “rivoluzionaria”: Nanoparticelle per migliorare le analisi e le terapie mediche
Dal Politecnico una ricerca “rivoluzionaria”: sperimentate Nanoparticelle per migliorare le analisi e le terapie mediche
Un’innovativa ricerca condotta dal TrojaNanoHorse Lab del Politecnico di Torino sta aprendo nuove prospettive per la diagnostica medica grazie all’utilizzo di nanoparticelle in grado di penetrare in profondità nei tessuti biologici e migliorare significativamente la qualità delle immagini diagnostiche. Questa tecnologia, testata su diversi modelli cellulari e tessuti ex-vivo, permette di ottenere un contrasto più elevato nelle immagini ecografiche e in sonoluminescenza utilizzando un unico agente di contrasto: le nanoparticelle. I dati raccolti possono inoltre essere analizzati tramite algoritmi di intelligenza artificiale, potenziando ulteriormente le capacità diagnostiche.
Il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia (DISAT) ha sviluppato nanoparticelle biomimetiche, ovvero biocompatibili e prive di effetti tossici, che non innescano reazioni avverse da parte del sistema immunitario.
“Abbiamo scoperto che queste particelle possono fungere da eccellenti mezzi di contrasto per l’imaging ecografico”, spiega Valentina Cauda, docente e responsabile del progetto.
“Ma i risultati non si fermano qui – si legge sul sito polito.it – ” Le stesse nanoparticelle messe a punto per il contrasto ecografico possono anche generare una luminosità (sonoluminescenza) quando vengono colpite da ultrasuoni: “Abbiamo trasformato l’energia acustica in energia luminosa. Mentre questo effetto è noto da decenni, siamo state le prime ad ottenere un risultato di questo genere su cellule viventi, raggiungendo un’emissione di luce in loco che ha permesso di visualizzare le cellule tumorali: le prime sperimentazioni su cellule viventi non hanno provocato danni e hanno permesso di raccogliere immagini ottiche con ottimo contrasto e segnale”, spiega Veronica Vighetto, ricercatrice presso il DISAT che ha collaborato con la professoressa Cauda allo studio.
Le prove sono state condotte in collaborazione con l’INRiM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica in Torino), con il Centro Interdipartimentale PolitoBiomed Lab e con le colleghe e i colleghi dell’Università di Twente in Olanda. Recentemente il lavoro è stato pubblicato dalla rivista scientifica Ultrasonics Sonochemistry. Il metodo di “attivazione” delle nanoparticelle con ultrasuoni è stato quindi brevettato sia in Italia che in Europa, e ha già ricevuto un premio di innovazione.
Infine, le nanoparticelle messe a punto dal gruppo di ricerca di Ateneo possono anche essere utili per veicolare terapie antitumorali perché riescono ad avere un livello di versatilità molto alto: costituiscono una sorta di piattaforma multifunzionale, manovrabile ad hoc, per effettuare dal contrasto di immagine diagnostico al trattamento terapeutico tramite trasporto di farmaci, inibitori e specie antitumorali direttamente nel luogo in cui devono agire.
Gli elementi fondamentali di questi risultati sono stati anche finanziamenti di tipo Proof of Concept che permettono di avvicinare la ricerca di base al mercato. Gli studi condotti da Valentina Cauda hanno beneficiato, in particolare, di un PoC accademico nell’ambito del progetto PNRR Ecosistema NODES – Nodes | Nord Ovest Digitale e Sostenibile, che ha un’area tematica (Spoke 5) dedicata proprio a Industria della Salute e Silver Economy.
“Oggi abbiamo bisogno di fondi di ricerca traslazionale e di investimenti che ci aiutino a portare la ricerca a una prima sperimentazione clinica”, conclude la professoressa Cauda. Oltre ai fondi, tuttavia, possono essere coinvolte anche aziende attive nei comparti dei dispositivi biomedicali, così come quelle che operano nel settore degli agenti di contrasto e delle attrezzature per effettuare le analisi diagnostiche mediche”.