Torino – E’ emergenza sfratti: migliaia di provvedimenti sul territorio: “Fenomeno gravissimo”, lo studio

10/02/2022

EMERGENZA SFRATTI, L’ASSESSORE CAUCINO: «LA REGIONE STA MONITORANDO COSTANTEMENTE LA SITUAZIONE METTENDO IN CAMPO LE MISURE NECESSARIE PER CONTENERE IL FENOMENO E GARANTIRE IL DIRITTO ALLA CASA».

L’esponente della giunta Cirio: «Anche se non è di nostra stretta competenza non possiamo ignorare un fenomeno grave, acuito dalla pandemia e che andrà, giocoforza, a ricadere sul sistema dell’edilizia residenziale pubblica. Ecco la situazione attuale e le nostre linee di intervento, che partono da un piano regionale per rendere disponibili sempre più alloggi popolari attraverso operazioni di riqualificazione svolti in collaborazione e sinergia con le nostre tre Atc».

In Piemonte, nel 2020, sono stati emessi 3031 provvedimenti di sfratto di cui soltanto 603 eseguiti a causa, ovviamente, dei limiti imposti dall’emergenza Covid-19. Un numero inferiore a quello degli anni passati (4,986 nel 2017, 5,610 nel 2018, 4,166 nel 2019) ma che deve essere letto, appunto alla luce della pandemia e che quindi non può che preoccupare. I numeri (contenuti nell’allegato A, con tutti i riferimenti, provincia per provincia) sono stati enunciati dall’assessore regionale alla Casa, Chiara Caucino, intervenuta questa mattina nella II Commissione del Consiglio Regionale del Piemonte.

L’esponente della giunta ha assicurato che «pur non avendo la Regione alcuna competenza diretta sulla materia degli sfratti nel mercato privato, il fenomeno è seguito nei suoi aspetti generali, grazie alla collaborazione con altri soggetti istituzionali e la situazione è monitorata costantemente». L’assessorato ha infatti richiesto all’ufficio UNEP della Corte di Appello di Torino i numeri della situazione attuale per avere una fotografia chiara del contesto in cui occorre agire: dal 1 gennaio 2021 al 30 giugno dello stesso anno sono stati eseguiti solo sfratti per finita locazione, 76 nel Comune di Torino e 14 nel Circondario; dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 sono stati eseguiti 631 sfratti sia per morosità che per finita locazione e, precisamente, 487 sfratti nel Comune di Torino e 144 nel resto del Circondario.

Significativi anche i dati relativi ai primi mesi del 2022, che confermano che l’effetto post pandemia non ha tardato a farsi sentire: dal 1 al 22 gennaio di quest’anno sono pervenute già 570 richieste di esecuzione di sfratto, di cui 388 per il Comune di Torino e 182 per il resto del Circondario. Non solo: nell’incontro al tavolo interistituzionale con la Prefettura, del 3 febbraio, il dato relativo alle richieste su Torino era già salito a 465 e a 206 per il resto del Circondario. Se rapportati con la rilevazione del triennio 2017/2019 (dati aggregati dal Ministero dell’Interno) che vedono per Torino una media di 4.243 richieste di esecuzione, si nota il trend in crescita del 2022, che sconta il periodo di blocco forzoso degli sfratti e delle esecuzioni imposto dalla disciplina straordinaria nazionale in conseguenza dell’emergenza Covid. «Ci attendiamo quindi – prosegue Caucino – un aumento della pressione sul sistema pubblico, in particolare sulle richieste di assegnazioni di alloggi per emergenza abitativa».

Ma l’assessorato alla Casa non si è fatto trovare impreparato e sta mettendo in campo, già da mesi, attraverso il piano regionale, una serie di interventi tesi proprio a «disinnescare» quella che potrebbe degenerare in una «bomba sociale». «Innanzitutto – spiega Caucino – abbiamo puntato sulla riqualificazione degli alloggi che, ad oggi, ci ha consentito di mettere a disposizione di chi ha bisogno e diritto già più di un migliaio di case. Questa azione, svolta in collaborazione con i miei uffici e con i presidenti delle tre Atc piemontesi proseguirà senza sosta perché il nostro obiettivo è proprio quello di ridurre al minimo gli alloggi sfitti, mettendoli a disposizione nel più breve tempo possibile». Prosegue Caucino: «A dicembre 2021 sono stati poi messi in campo 10 milioni di euro finalizzati agli interventi di ristrutturazione fino a 50mila euro “L. 80/2014, lettera b” e questi consentiranno di scorrere significativamente le graduatorie. Come noto, poi, lo Stato ha rifinanziato dal 2019 – dopo una interruzione di cinque anni – il Fondo Sostegno Locazione che la Regione ha ritenuto di programmare insieme alle nuove disponibilità del Fondo per gli Inquilini Morosi Incolpevoli».

Ciò detto, permangono criticità dell’impianto normativo nazionale sul Fondo per gli Inquilini Morosi Incolpevoli che ne rendono difficoltosa l’effettiva erogazione. Per accedere alla misura è infatti necessario che il richiedente sia destinatario di un atto di intimazione di sfratto per morosità, con citazione per la convalida, ma la morosità, per quanto incolpevole, dissuade i proprietari, che pure potrebbero essere destinatari diretti del contributo a ristoro (fino a 8mila euro). Con una Dgr di dicembre dello scorso anno sono state comunque riprogrammate e assegnate le risorse residue dell’annualità 2016 FIMI, pari a 2 milioni e 800mila euro a favore anche di 12 nuovi Comuni aderenti, confermando l’ampliamento della platea dei beneficiari FIMI ai casi di calo di reddito dovuto all’emergenza Covid, e individuando misure premiali di ripartizione per i Comuni che hanno dimostrato maggiore capacità di spesa.

«Resta anche – conclude Caucino – l’impegno della Regione a finanziare le Agenzie Sociali per la Locazione, sportelli volti a favorire la mobilità abitativa attraverso la stipula di contratti di locazione a canone concordato in base ai patti territoriali fra le organizzazioni della proprietà edilizia e le organizzazioni dei conduttori. Tutto questo dimostra la grande, fondamentale attenzione che il mio assessorato e tutta la giunta riserva per la problematica della casa, che è un diritto inalienabile e che va garantito con tutti i mezzi a disposizione: sia, ovviamente per quanto riguarda le competenze specifiche della Regione – l’edilizia residenziale pubblica – ma anche interessandosi proattivamente al tema degli sfratti nel mercato privato, in quanto sarebbe un grave errore considerare slegate le due tematiche e limitarsi a una politica settoriale che non abbia come visione la società nel suo complesso».

 

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