
Torino – Gronda Est, un progetto atteso 50 anni. I costi sono raddoppiati, ecco le 4 soluzioni possibili
Torino – Gronda Est, un progetto atteso 50 anni. I costi sono raddoppiati.
Dopo oltre mezzo secolo di attese e discussioni, il progetto per realizzare il collegamento viario lungo il versante orientale della collina torinese — noto come Gronda Est — è finalmente entrato in una fase più concreta, anche se ancora tutta da definire. Attualmente sul tavolo ci sono quattro proposte progettuali, illustrate ai sindaci dei Comuni coinvolti, con un costo complessivo che varia tra 850 milioni e 1,8 miliardi di euro, una cifra quasi doppia rispetto alle stime precedenti.
Il progetto punta a risolvere le criticità storiche della viabilità collinare, caratterizzata da strade strette, tortuose e spesso condivise con il traffico pesante. A oggi, però, non esistono ancora finanziamenti certi, anche se si comincia a discutere delle possibili fonti: tra le ipotesi più accreditate, il rinnovo delle concessioni autostradali potrebbe costituire una via per reperire le risorse, secondo quanto dichiarato da Marco Gabusi, assessore regionale alle Infrastrutture.
Come riporta La Repubblica,iIl primo passo concreto verso la realizzazione dell’opera è stato compiuto circa due anni e mezzo fa, quando la Regione Piemonte ha stanziato 750.000 euro per la progettazione preliminare. Adesso, l’obiettivo è scegliere tra i quattro tracciati ipotizzati entro la fine dell’anno, così da avviare successivamente la ricerca di fondi e l’iter autorizzativo.
Le criticità lungo il tracciato
Le principali difficoltà emerse nel corso dell’analisi tecnica e dei confronti istituzionali riguardano tre nodi principali: Santena, da dove dovrebbe partire il nuovo collegamento; Chieri, zona di attraversamento urbano molto sensibile; l’area compresa tra Montaldo e Pavarolo, dove si concentra il maggior dissenso tra amministrazioni locali. Qui la strada attuale passa in mezzo ai due paesi, e il progetto prevede un allargamento che potrebbe sollevare contrasti.
Ma la zona più complessa e costosa dell’intervento resta quella che conduce a Gassino, dove il forte dislivello del terreno renderà necessaria la costruzione di viadotti e gallerie per superare le curve più strette e i tratti impervi. A questo si aggiunge, nella parte settentrionale del tracciato, la necessità di costruire un ponte sul fiume Po per connettere la nuova arteria con l’autostrada Torino-Milano.
Come sottolineato dal vicesindaco della Città metropolitana di Torino, Jacopo Suppo, il fatto che tutti i Comuni coinvolti abbiano accettato di discutere insieme rappresenta un passo avanti importante. Ma restano differenze significative tra le amministrazioni locali, che rendono il processo ancora delicato. «Una volta scelto il tracciato, bisognerà presentarsi compatti alla ricerca delle risorse economiche — ha dichiarato Suppo — per evitare che, come accaduto in passato, il progetto finisca dimenticato in un cassetto».