
Torino – Poste punta su Torino e il Piemonte: “In un anno 483 assunzioni e nuove filiali”: il progetto

Torino – Poste punta su Torino e il Piemonte
Nel corso del 2024, Poste Italiane ha rafforzato la propria presenza in Piemonte, dimostrando un interesse concreto per lo sviluppo economico e occupazionale del territorio. L’azienda ha infatti assunto 483 nuovi lavoratori nella regione, coinvolgendo figure come portalettere, addetti ai centri di smistamento, operatori agli sportelli e consulenti.
Oltre all’incremento del personale, Poste ha generato un impatto significativo sull’economia dell’intero Nord-Ovest italiano (che comprende anche Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta): le sue attività hanno contribuito per 1,37 miliardi di euro al PIL, sostenendo oltre 19.000 posti di lavoro e distribuendo 586 milioni di euro in salari. Secondo le analisi, ogni euro speso da Poste in beni e servizi si traduce in tre euro di valore economico generato, a conferma della capacità del gruppo guidato da Matteo Del Fante di produrre ricchezza sul territorio.
Il progetto “Polis”: servizi digitali nei piccoli centri
Un’iniziativa di particolare rilievo è il progetto “Polis – Casa dei servizi digitali”, che ha lo scopo di trasformare gli uffici postali dei comuni con meno di 15.000 abitanti in sportelli multifunzionali, capaci di offrire anche servizi della Pubblica Amministrazione. Entro la fine del 2024, in Piemonte saranno completati 480 interventi di ristrutturazione e in tutti questi uffici saranno disponibili nuovi servizi come la stampa dei certificati anagrafici e previdenziali. Dal 2026, inoltre, sarà possibile richiedere o rinnovare il passaporto direttamente presso questi sportelli.
Le contraddizioni: chiusure di filiali e proteste
Tuttavia, accanto a questi sviluppi positivi, si registrano anche chiusure di filiali, soprattutto a Torino, dove hanno recentemente abbassato le serrande uffici in via Nizza, corso Casale, via Guicciardini, via alla Parrocchia e via Verrès. Questi tagli rientrano nel piano di razionalizzazione adottato da Poste, motivato dal cambiamento nelle abitudini dei clienti, sempre più orientati verso i servizi online.
Nel primo trimestre del 2025, l’azienda ha comunque registrato ricavi in crescita del 5% rispetto all’anno precedente, con un risultato operativo (EBIT) rettificato di 796 milioni di euro, a dimostrazione di una buona performance economica nonostante le chiusure.
A fronte di una copertura capillare a Torino — con 66 uffici postali attivi, 70 postamat e 650 punti alternativi (tra bar, edicole, tabaccherie e supermercati) — la situazione è ben diversa nei piccoli centri rurali e montani, dove la chiusura degli uffici lascia spesso i cittadini senza riferimenti fisici sul territorio. In molte di queste aree, la presenza di Poste ha rappresentato storicamente molto più di un semplice servizio: un luogo di socialità, aiuto e contatto con le istituzioni pubbliche.
Poste Italiane, pur continuando a razionalizzare la propria rete fisica, sta portando avanti una trasformazione profonda, cercando di bilanciare digitalizzazione, investimenti e occupazione. Ma restano forti criticità legate al mantenimento dei servizi nei territori più marginali e alle condizioni dei lavoratori, elementi che potrebbero condizionare il futuro dell’azienda sul piano sociale e sindacale.