17/04/2020

Cronaca

Allarme povertà a Torino – Ancora ressa davanti al Monte dei Pegni: “Arrivano a migliaia”

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E’ una delle immagini più ricorrenti legate all’emergenza coronavirus: code di decine e decine persone, sviluppate  in maniera ordinata per evitare il contagio, all’esterno dei negozi. Ma la fila che si crea ogni mattina in via Botero, nel pieno centro di Torino, è quella che evidenzia più di tutte l’allarme povertà.

Tutti in attesa di entrare al Monte dei Pegni, il ‘centro assistenziale per eccellenza’, nato nel 1500 e istituito all’origine dai Francescani per fornire microcredito a basso (o anche assente) tasso di interesse e combattere in questo modo il fenomeno dilagante degli usurai.
Riassumendo in poche righe la storia: trascorrono i secoli e i Monti di Pietà, a Torino come altrove,  passano in mano alle banche, fondendosi appunto con gli istituti di credito.

Chi oggi si rivolge al Monte dei Pegni sono persone che hanno bisogno di liquidità immediata, finanziamenti per far fronte alle spese per la sopravvivenza: portano al banco l’anello di fidanzamento, il vestito buono, l’orologio prezioso. Per loro il finanziamento arriva nel giro di pochi minuti ed è un tesoretto pronto, da spendere nell’immediato: solitamente la banca anticipa il 35-40% del valore del bene, il cui pegno andrà rimborsato. O meglio, andrebbe rimborsato. Scaduto il termine, il banco di pegno lo metterà in vendita per cercare di ricavare più di quanto ha “prestato”.

Come è accaduto nei momenti più bui di Torino, anche oggi numerosi cittadini si mettono in fila al Monte dei Pegni. Molte delle persone in coda attendono l’arrivo del sostegno economico del governo.

Nella filiale di via Botero 9 passano centinaia di persone al giorno, anche 500. E alla fine del mese i numeri raggiungono valori importanti:   migliaia di persone in difficoltà economiche che necessitano di vitali iniezioni di ossigeno.
Così ci si arrangia a Torino, e in molte altre città in Italia, con la speranza di uscire al più presto da questa situazione di estrema emergenza.

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