
La top manager torinese Laura Burdese nominata vicepresidente di Bulgari “Noi donne siamo più brave, ma spesso non basta”
La top manager Laura Burdese nominata vicepresidente di Bulgari “Noi donne siamo brave, ma spesso non basta”.
La top manager, classe 1971, ha lasciato da poco il ruolo di presidente e ceo di Acqua di Parma ed è approdata all’inizio del 2022 in Bulgari come Global Vice President Marketing e comunicazione e componente del Comitato Esecutivo.
In Bulgari è responsabile “della strategia del brand, del miglioramento della desiderabilità del marchio, della gestione della coerenza dell’immagine e dei contenuti e della crescita della desiderabilità del marchio a 360 gradi”.
E in occasione della festa della donna Laura Burdese ha rilasciato un’intervista al Corriere della sera dove ha parlato anche della condizione femminile in Italia.
“Io sono stata fortunata, ho lavorato in un ambiente internazionale, in cui non sono stata valutata per il mio genere, né discriminata»
– ha raccontato Burdese che ha parlato della sua determinazione, sacrifici e passione.
Per lei una carriera internazionale, dopo la fuga da Torino:
«Al quarto anno di Liceo, sono stata con Intercultura a Toronto – ha proseguito la top manager, nell’intervista al Corriere della Sera – un’esperienza meravigliosa che mi ha trasmesso la voglia di proiettarmi in un mondo più globale. Ho deciso di fare l’Università a Trieste per studiare Scienze Internazionali Diplomatiche, che a Torino non c’era, ero attratta dalla carriera diplomatica. Al terzo anno vinco un Erasmus in Spagna e per la tesi vado a lavorare a Bruxelles presso la Direzione generale dell’Energia. Qui mi scontro con una realtà un po’ lenta, un po’ politica. Io ho bisogno di vedere i risultati a breve termine. Cambio percorso, decido per un Master in Marketing e Comunicazione a Milano. Entro in Beiersdorf —per intenderci la crema Nivea-—e lì comincio la carriera nel marketing e comunicazione».
Dopo Beiersdorf Burdese passa a L’Oréal, quindi in Swatch come direttore marketing Italia».
“Era la mia prima esperienza da Ceo – racconta – ” Ero lontana da casa. In un ambiente che conoscevo, ma molto maschile, tradizionale. L’industria dell’orologeria svizzera è tutta al maschile. Ricordo uno di questi board con quaranta uomini e tre donne: io, una della famiglia e l’assistente che verbalizzava. Per quanto uno possa essere forte e non si lasci intimorire, come posso essere io, ci si trova in situazioni non facili».
Un impegno importante che la top manager ha portato avanti, costruendo parallelamente una famiglia.
Si può fare, dunque? Accende una speranza nelle giovani donne? chiede la giornalista Laura Silviero
La top manager risponde: «Si può fare, ma bisogna crederci, sapendo che non è facile. Mi ha fatto molto dispiacere vedere giovani donne che vengono in lacrime a dirmi che aspettano un figlio. È triste pensare che una donna debba preoccuparsi di perdere un pezzo di carriera, di essere discriminata. Io dico loro: sono contenta, sarai un manager migliore, con più prospettiva, più empatia. Io devo tutto a mio marito e a una rete di aiuti. È importante saper chiedere aiuto. Noi donne pensiamo di essere le uniche a saper cambiare i pannolini, a cucinare. Invece, come nel lavoro, bisogna capire che non si arriva da soli dappertutto. Però è vero, non è ancora per tutte, è costoso, organizzativamente non è banale. Uno dei due deve avere un lavoro più stabile, c’è un macrosistema che non aiuta».
Ma in Italia siamo ancora indietro su questi temi
“Io sono stata fortunata – conclude Burdese – ” ho lavorato in un ambiente internazionale, in cui non sono stata valutata per il mio genere, né discriminata, in aziende che hanno fatto della diversity la loro bandiera».