06/02/2023

Economia

Pensioni – 10 miliardi di buco. La colpa è dell’inflazione

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Pensioni – 10 miliardi di buco. La colpa è dell’inflazione

Il sistema pensionistico italiano è sempre più in difficoltà, con un  rapporto tra pensionati e lavoratori attivi è destinato ancora a peggiorare. Gli esperti ribadiscono che il problema esploderà nel giro di un decennio,. La spesa pubblica nel 2025, infatti, supererà i 335 miliardi. E intanto l’Inps quest’anno prevede un rosso vicino ai 10 miliardi.

“Nel suo bilancio preventivo 2023 – spiega Assinews.it – ” l’Istituto Nazionale di Previdenza ha stimato infatti un risultato economico di esercizio negativo per oltre 9,7 miliardi di euro, in netto peggioramento rispetto al dato positivo di 1,8 miliardi del bilancio assestato 2022. E questa volta il rosso non è dovuto alla situazione emergenziale che ha caratterizzato il periodo della pandemia nel 2020, quando il rendiconto aveva registrato un disequilibrio pari addirittura a 25,5 miliardi a causa delle misure straordinarie messe in atto dal governo per sostenere lavoratori e imprese passando per l’Inps, a partire dalla cassa integrazione per il Covid. Lo squilibrio atteso è dovuto piuttosto all’inflazione, che farà salire la spesa pensionistica con lo scattare del meccanismo della perequazione automatica, ovvero dell’aumento periodico dell’assegno collegato all’inflazione che, si stima, pesa per circa 20 miliardi di euro, cui si aggiunge la contrazione dell’occupazione che riguarda diversi settori lavorativi fino ad arrivare al risultato negativo complessivo di circa 10 miliardi.

Alert gestioni pubbliche. Nel caso dei fondi pensione dei lavoratori dipendenti, è attesa per esempio una frenata del risultato 2023 a 4,7 miliardi, meno della metà rispetto ai 10,1 miliardi del 2022. Ma ci sono già gestioni in rosso che quest’anno potrebbero peggiorare. Il disavanzo più pesante è delle gestioni pubbliche, che hanno chiuso il 2022 in rosso per 14,9 miliardi e, se le previsioni saranno rispettate, potrebbe fare -18,7 miliardi. Tanto che il collegio dei sindaci, che ha espresso il proprio parare sul bilancio di previsione, ha ribadito «la necessità di un’iniziativa congiunta del civ (l’organo di indirizzo e vigilanza dell’ente, ndr) e degli altri organi di vigilanza dell’Inps affinché si possa pervenire a una complessiva popolazione dei conti assicurativi di tali gestioni e alla verifica di eventuali crediti che da tali attività possano essere evidenziati», si legge nel documento. Numeri che confermano un disequilibrio che era già stato segnalato dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell’incontro sulla previdenza tenutosi a fine gennaio tra la ministra del Lavoro Marina Calderone e le parti sociali. «Il quadro al 2029 non è positivo, il rapporto tra lavoratori e pensionati cala dall’1,4 all’1,3 per arrivare al 2050 a 1», aveva dichiarato Tridico rilevando criticità evidenti proprio nella gestione del pubblico impiego, aggravate dagli stipendi erosi dall’inflazione. Ma quella del settore pubblico non è l’unica gestione in rosso: in perdita ci sono la gestioni dei commercianti, quella degli artigiani e dei coltivatori diretti. E per queste ultime due il rapporto tra lavoratori e pensionati previsto quest’anno è già sotto la soglia di 1, pari rispettivamente a 0,83 e a 0,4″.

Attenzione alla liquidità di cassa.

“Al risultato negativo per 9,7 miliardi, stima l’Inps – aggiunge Assinews.it – “dovrebbe accompagnarsi anche la riduzione del patrimonio, aggravando il quadro, tanto che «il Collegio non può non osservare che continuano a sussistere fattori erosivi di carattere strutturale», si legge ancora nel documento. Dove c’è un altro passaggio di attenzione quando «si evidenzia il notevole decremento delle disponibilità liquide rispetto a quanto previsto nella nota di assestamento 2022, che ad avviso del Collegio richiede un costante monitoraggio nel corso dell’anno dei flussi di cassa». In pratica l’invito è spingere sugli incassi contributivi. Il problema di sostenibilità finanziaria delle pensioni, su cui grava tra l’altro una spesa assistenziale esplosa negli ultimi anni a 141 miliardi, appare insomma ben più impellente rispetto al lontano orizzonte del 2050.’Italia ha oggi un età di pensionamento media di circa 63 anni, contro i 65 anni della media europea, malgrado l’aspettativa di vita sia tra le più elevate al mondo”.

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