Un uomo di 72 anni, artigiano titolare di una piccola impresa nel settore meccanico in provincia di Torino, si trova ad affrontare un processo per dichiarazione fraudolenta dopo aver evaso il fisco nel 2016. La decisione di violare la legge è stata dettata dalla disperazione: la figlia, all’epoca trentenne, era stata colpita da una grave malattia epatica, e le cure disponibili in Italia non offrivano risultati soddisfacenti. L’unica speranza sembrava essere una terapia sperimentale negli Stati Uniti, a Boston, che comportava costi proibitivi, tra interventi, degenza e viaggio.

Il sacrificio del padre
Con l’urgenza di raccogliere fondi, l’artigiano ha scelto di trattenere per sé le tasse dovute per un anno, ben consapevole che l’Agenzia delle Entrate avrebbe prima o poi scoperto l’irregolarità. Secondo le accuse, avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per un valore di circa 79.000 euro, eludendo il versamento di quasi 14.000 euro di Iva. Questa condotta ha portato all’accusa di dichiarazione fraudolenta, formulata a seguito di un’indagine scaturita da una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate alla Procura.

Il caso è giunto all’attenzione del Tribunale di Ivrea, dove il giudice per l’udienza preliminare Annamaria Tiseo ha deciso il rinvio a giudizio dell’imputato pochi giorni prima di Natale. Durante il procedimento, l’uomo, difeso dall’avvocato Edoardo Carmagnola, ha ammesso le sue responsabilità. Ha inoltre già avviato un piano di rateizzazione per saldare il debito con il fisco, includendo interessi e sanzioni, come segno di buona fede e di pentimento.

Nonostante la consapevolezza delle conseguenze legali, l’uomo ha anteposto il benessere della figlia al rispetto delle leggi fiscali. Ora, a distanza di otto anni, è chiamato a rispondere delle sue azioni davanti alla giustizia, mentre prosegue con l’impegno di sanare la sua posizione fiscale.